Agricoltori piceni in rivolta: «Danni da animali selvatici e siccità, adesso basta». Pronte le azioni legali

Agricoltori in rivolta: «Danni da animali selvatici e siccità, adesso basta». Pronte le azioni legali
Agricoltori in rivolta: «Danni da animali selvatici e siccità, adesso basta». Pronte le azioni legali
di Francesco Massi
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Sabato 15 Ottobre 2022, 03:20

MONTEGALLO - Oltre un centinaio di imprenditori agricoli delle aree montane di Ascoli e Fermo lanciano la “rivoluzione contadina”, nel rispetto della legalità, per difendere l’integrità dell’agricoltura dalle devastazioni dei selvatici e da altre problematiche. Nasce così, con più di un dente avvelenato, l’associazione “Rivoluzionari”, per difendere le loro attività e agire nei confronti degli enti pubblici affinché garantiscano il libero esercizio dell’impresa.

 
 
Tutto nasce dalla situazione non più sostenibile dall’invasione di cinghiali e istrici che devastano intere colture di patate, girasoli, granoturco e altri cereali. Poi i lupi che aggrediscono greggi e allevamenti. Scure che si abbatte sulle aziende assieme ad altre problematiche contingenti come l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti (quadruplicato), gasolio (raddoppiato), pezzi di ricambio dei mezzi (triplicati), sementi (quintuplicati). Centinaia di ettari devastati in tutta l’area dei Sibillini e agricoltura in ginocchio.

Alfredo Cristofori fa il quadro della situazione: «I selvatici stanno uccidendo le imprese che non riescono più ad essere sostenibili. I danni della fauna selvatica incidono sul raccolto in modo pesante, nonché sul brand aziendale, impedendo di tener fede agli impegni assunti, perdendo ogni anno fette importanti di mercato che non si recuperano.

Gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) danno rimborsi che coprono solo una piccola parte delle perdite. Siamo ad un bivio: o facciamo fallire le nostre imprese o avviamo delle procedure giudiziarie per chiedere il rispetto dei nostri diritti».

Già pronti per azioni legali. «Abbiamo dato mandato ad uno studio legale – continua Cristofori - per l’avvio di procedure risarcitorie nei confronti del legittimato passivo, ovvero la Regione, e anche gli Atc per la parte di loro competenza». Anche le recinzioni elettriche fornite gratuitamente dalle stesse Atc funzionano poco. L’istallazione, gestione e manutenzione comporta costi non sostenibili per le imprese. Vanno bene per la difesa di orti, ma non per coltivazioni in superfici di ampia metratura. 

Altro aspetto che sta massacrando l’agricoltura montana è la siccità. «Le aree interne sono sprovviste di sistemi d’irrigazione. Il Consorzio di bonifica – attacca Cristofori - richiede i contributi consortili ma non risulta essere mai stata realizzata alcuna opera nel nostro territorio per l’irrigazione, sempre più indispensabile. Invasi da utilizzare nei periodi più siccitosi». Un esempio fornito dallo stesso Cristofori, presidente di Patasibilla, associazione di 15 imprese che producono patate di montagna. «Siamo precipitati ad una produzione annua sugli 800-1000 quintali, su un territorio che ne dovrebbe produrre il quadruplo». 

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