Trasferite le ultime due, il monastero dominicano resta senza suore dopo più di tre secoli

Trasferite le ultime due, il monastero dominicano resta senza suore dopo più di tre secoli
Trasferite le ultime due, il monastero dominicano resta senza suore dopo più di tre secoli
di Roberto Rotili
4 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Luglio 2020, 12:49

MONTEFIORE DELL’ASO - È poggiato sulle colline della rigogliosa valle dell’Aso. È il monastero domenicano Corpus Domini uno dei tre monasteri domenicani “gemelli”, figli del fervore religioso di una donna speciale, suor Maria Giacinta Bassi, venuta da Conegliano. Era il 1692, le cronache del tempo la descrivono come «donna di mente vasta, vivace, di ardore incomparabile nelle dilatazione del culto di Dio». 
Ma ora, dopo più di trecento anni, le ultime due suore presenti sono state trasferite nella vicina Ripatransone. Uno stop per motivi di numeri e non certo di fede. Cause contingenti alla quotidianità e alle difficoltà comuni molto comuni pure in molti altri settori. 

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Da Macerata a Loro Piceno e poi Montefiore. Tre monasteri fondati in 19 anni. Erano anni di intensa attività e crescita nel pieno del secolo dei grandi stravolgimenti, il secolo che sancì la nascita degli stati nazionali in Europa; il secolo che fu anche di Galileo Galilei. Il monastero di Montefiore era luogo dell’Ordine dei Predicatori, l’Ordine fondato da San Domenico di Guzman, che tra le sue fila ha avuto personalità luminose come S. Tommaso d’Aquino, Santa Caterina da Siena, Girolamo Savonarola.
 
Il Corpus Domini per Montefiore è stata una presenza costante che da sempre ha guidato il cammino della comunità dell’Aso. 
Le ultime due suore 
Un cammino lungo quasi cinquecento anni, e ancora vivo fino a pochissimi anni fa ma che si interrompe però oggi. 
Tra napoleone e il lockdown 
Un monastero che dovette retrocedere solo all’avanzata del periodo napoleonico. Era intorno all’anno 1796 quando il Corpus Domini di Montefiore venne soppresso. Seguì una rigida confisca di ogni bene, comprese le proprietà terriere; le religiose vennero allontanate; dovettero aspettare il 10 ottobre dell’anno 1816 per fare ritorno nella loro sede. E poi l’altro stop è attuale: nel tempo del pandemico lockdown di oggi. 
Tante monache ed educande 
«Negli anni di mezzo - raccontano gli esperti - era invece un fiorire di monache e di educande tanto che si rese anche necessario reperire degli spazi molto più ampi e adeguati. Dopo l’unificazione d’Italia nel 1861 il Monastero divenne proprietà dello Stato che in seguito lo cede al Comune che... fece pagare alle suore l’affito fino a quando, negli anni ‘40 le suore di Montefiore grazie all’aiuto di molti cittadini e benefattori riuscirono a riacquistarlo. 
Lo stop e il rammarico 
Ora però lo stop. Eppure fino a qualche anno fa il monastero Corpus Domini era attivissimo. Nel 2016 infatti già si tenevano incontri ai quali partecipavano i terziari domenicani guidati da madre suor Chiara Siori. Incontri di un’ora sia d’estate che d’inverno rivolti a quanti volevano avvicinarsi al carisma domenicano, un tipo di apostolato contemporaneo incentrato sullo studio della Parola.
«Il complesso attuale - scrive oggi Alessio Marucci - si presenta, in aderenza con la sua Chiesa e con il suo rigoglioso giardino circondato da un alto muro perimetrale, profondamente legato al Paese, ha attraversato, varie epoche e vicissitudini, fino a giungere ad i nostri giorni, un luogo, rimasto intatto intriso di storia e di fondamentali valori cattolici, da tutelare e conservare. Le suore che lo abitavano - conclude Alessio Marucci - nel corso del tempo, hanno superato grandi difficoltà, con la preghiera con il coraggio, ma anche con iniziativa, continuando fino ad oggi l’opera che da secoli avevano intrapreso».

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