Gli impianti di biometano raddoppiano, due aziende interessate. I sindaci hanno le mani legate

Un impianto a biometano
Un impianto a biometano
di Eduardo Parente
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Mercoledì 3 Febbraio 2021, 06:10

ASCOLI - A volte succede che un’azienda presenti un progetto per la costruzione di un impianto in grado di estrarre metano dai rifiuti da realizzare in una determinata location. Ma succede anche che un’altra azienda faccia lo stesso, prendendo di mira tutt’altra zona. Succede.

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Ma cosa succede, invece, quando i due progetti, molto simili tra loro riguardo alle tecnologie utilizzate, vengono presentati a più di un anno di distanza l’uno dall’altro ed entrambi finiscono nel mirino delle amministrazioni comunali di competenza? Una bufera. La stessa che negli ultimi giorni sta monopolizzando l’attenzione di mezza provincia su di un tema, quello della tutela ambientale, tanto sentito quanto pregno ancora di punti oscuri. 

I progetti in questione sono due: da una parte c’è quello relativo ad un impianto di produzione di biometano che dovrebbe nascere nel bel mezzo della Valle dell’Aso, in zona San Salvatore di Force, presentato dalla società privata 4R con sede a Monza nella prima decade di gennaio 2019. Dall’altra, invece, c’è quello relativo alla realizzazione di un impianto simile, proposto da Ascoli servizi comunali, a fine novembre del 2020, a Relluce. Dunque, a chi toccherà la palma d’oro del miglior produttore di metano? Sarà sicuramente un testa a testa al cardiopalma. 

La questione sta sollevando un polverone enorme tra cittadini e amministratori locali. A tal punto che nei giorni scorsi, le parole dell’assessore regionale, Guido Castelli, indirizzate a rispolverare il progetto di Relluce come alternativa al sito di Force, sono state sommerse da uno tsunami di “No” da parte di alcuni sindaci dei Comuni della Vallata. Ma se il progetto di Force sarebbe già in fase avanzata, quello di Relluce sarebbe ancora in alto mare: fino a poco tempo fa, infatti, alla procedura di Valutazione di impatto ambientale mancavano alcune integrazioni importanti, sicuramente inviate alla Provincia in un secondo momento.

Risultato: progetto non ancora autorizzato.

 
La vera domanda è: un impianto esclude l’altro? Non è proprio così. Si tratta, infatti, di procedure private e chiunque potrebbe decidere di redigere un progetto simile, semplicemente mettendo nero su bianco le procedure di Via e presentando il tutto alla Provincia di competenza. Ed ecco perché il risultato di questa forsennata corsa al biometano potrebbe concludersi con due impianti autorizzati. A Relluce e a Force. Con i sindaci che potrebbero avere le mani legate. In questi casi, infatti, non compete all’Ata dare o meno l’autorizzazione dei progetti in essere, ma può solo decidere dove dislocare i rifiuti. Mani legate, certamente.

Ma fino ad un certo punto. Il round finale si svolgerà in conferenza dei servizi in cui saranno presenti gli stakeholder e, quindi, i Comuni confinanti con le aree interessate dalla realizzazione degli impianti. E sarà proprio in quel contesto che i sindaci potrebbero decidere di dare filo da torcere. 

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