Palazzetto di Folignano, due professionisti a processo per crollo di edificio colposo in concorso

La struttura di Folignano rasa al suolo dopo il crollo
La struttura di Folignano rasa al suolo dopo il crollo
di Luigi Miozzi
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 09:20

FOLIGNANO - Sono stati rinviate a giudizio le due persone che erano indagate per il crollo, a seguito delle abbondanti nevicate del 2017, della copertura del palazzetto di Villa Pigna. A finire a processo sono il progettista, l’ingegnere Riccardo Adamoli, e il responsabile unico del procedimento per quanto riguarda il secondo stralcio dei lavori, l’architetto Carlo Guaiani nei confronti dei quali è stato ipotizzato il reato di crollo di edificio colposo in concorso.

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Per la Procura, Adamoli nel progetto definitivo aveva previsto una copertura in acciaio anziché in legno lamellare così come era stato originariamente progettato. Fatto questo che, stando anche a quanto riscontrato dai consulenti tecnici nominati dalla Procura in sede di indagini, potrebbe aver causato il crollo dal momento che i pilastri sui quali poggiava la copertura erano stati previsti per sorreggere una struttura differente.

Inoltre, quello che si contesta anche al responsabile del procedimento è di non aver richiesto e fatto eseguire il collaudo statico della struttura.

Dopo che lo scorso mese di marzo i difensori dei due accusati, gli avvocati Massimo Nardi e Alessio De Vecchis, avevano chiesto ed ottenuto un tempo congruo per valutare la possibilità di chiedere il ricorso al rito abbreviato condizionato ad una perizia, l’udienza preliminare era stata aggiornata a ieri. Il giudice Rita De Angelis, accertata la volontà dei difensore di non richiedere riti alternativi, ha fissato l’udienza del processo davanti al giudice Claudia Di Valerio al 19 luglio. Il Comune di Folignano, assistito dall’avvocato Mauro Gionni, si è costituito parte civile. La copertura dello stabile era crollata nella notte tra il 17 e 18 gennaio del 2017 per la neve caduta in quei giorni. Ne era scaturita un’indagine della Procura di Ascoli che aveva posto sotto sequestro l’edificio. 

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