Dopo mezzo secolo la marineria
di San Benedetto ricorda Il Pinguino

Il Pinguino in una foto d'epoca
Il Pinguino in una foto d'epoca
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Venerdì 19 Febbraio 2016, 05:59
SAN BENEDETTO - Mezzo secolo fa, il 20 febbraio del 1966, a 7 miglia marine dalla punta di Capo Blanco affondava il Pinguino. In quel naufragio trovarono la morte tutti i 14 membri dell'equipaggio. Il comandante del motopesca si chiamava Alberto "Mimì" Palestini. Era sambenedettese purosangue, nipote di Francesco Spazzafumo, uno dei pionieri della pesca nostrana. Aveva 50 anni e quattro figli. Il suo primo ufficiale si chiamava Elio Voltattorni, più vecchio di 6 anni, anche lui sambenedettese. Lasciò una moglie e una figlia. Trovarono la morte anche il direttore di macchina Domenico Romani 51 anni di San Benedetto, il motorista Antonio Pompei 45enne anche lui sambenedettese, il giovane Ruggero Spina, nostromo di 28 anni, i marinai Vittorio Fidanza e Dino Bruni, di 25 e 26 anni. E ancora, Tommaso Bruni di 24, anche lui marinaio, anche lui sambenedettese. Quindi il cuoco di bordo, Vittorio Scartozzi, 47enne di Grottammare. In tre arrivavano dalla Sicilia, precisamente da Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Erano Felice Taranti (29 anni), Agostino Greco (29 anni) e Giuseppe Greco (56 anni), tutti e tre marinai. Da Ancona il più anziano dell'equipaggio, Pasquale Greco, marinaio di 60 anni e da Gaeta proveniva Giuseppe Monti, trentunenne. Il "Pinguino" affondò esattamente un mese dopo la partenza dall'Italia, nella notte fra il sabato 19 e la domenica 20 febbraio del 1966. 
Quella notte il motopeschereccio scomparve improvvisamente, sparì dai radar e la radio di bordo restò disattivata.
Una vicenda, quella del Pinguino, che ha distanza di tutti questi anni, ha ancora numerosi lati oscuri soprattutto alla luce della confessione, fatta in punto di morte da un marittimo giapponese che, nel 1990, a 24 anni di distanza dal naufragio, riferì che quella notte il peschereccio a bordo del quale era imbarcato, speronò un'imbarcazione proprio nell'area dell'affondamento della barca sambenedettese. 
Sulla vicenda il giornalista Remo Croci ha scritto un libro: "Il Mio Marocco". La tragedia sarà ricordata, domani, con una serie di iniziative organizzate dall'Associazione Pescatori Sambenedettesi. Alle 10 ci sarà la deposizione della corona di fiori dei familiari delle vittime sulla lapide del Molo Nord "Rodi" quindi, alle 11 nella sede dell'associazione sarà proiettato un documentario che ripercorre tutta la tragedia. Nel pomeriggio, alle 17,30, la messa in suffragio dell'equipaggio comparso nella cattedrale della Madonna della Marina. L'amministrazione sarà rappresentata dall'assessore Paolo Canducci che ha seguito in prima persona, i preparativi delle celebrazioni insieme agli organizzatori. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.
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