Il gestore dello chalet del focolaio Covid: «Non ho nulla da rimproverarmi, ma d'ora in poi Green pass per i party»

Il gestore dello chalet del focolaio Covid: «Non ho nulla da rimproverarmi, ma d'ora in poi Green pass per i party»
Il gestore dello chalet del focolaio Covid: «Non ho nulla da rimproverarmi, ma d'ora in poi Green pass per i party»
di Alessandra Clementi
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Venerdì 9 Luglio 2021, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 07:56

SAN BENEDETTO - Oggi il ristorante dello chalet, dove si è sviluppato il focolaio Covid dando seguito a decine di positivi, riaprirà anche se in maniera ridotta e solo intorno al 20 luglio si tornerà a pieno regime. 

Un inizio estate in salita per questo stabilimento della Riviera, che a seguito di una festa in spiaggia, ha visto la ripresa dei contagi soprattutto tra i giovanissimi, facendo registrare un’impennata di tamponi e di casi di positività nell’ultima settimana.

Da giorni a San Benedetto non si parla d’altro, essendo diventata la città con il maggior numero di contagiati a livello regionale, la quinta provincia sotto osservazione. Tanto che anche ieri, nel corso del summit sulla sanità il direttore dell’Asur Nadia Storti ha sottolineato l’importanza della vaccinazione per arginare fenomeni come quelli accaduti in Riviera negli ultimi giorni. Tutto è accaduto nel party per la conclusione dell’anno scolastico che si era svolto il 24 giugno a cui avevano preso parte almeno 180 ragazzi, gran parte adolescenti. «Una festa come tante - racconta il gestore dello chalet -, all’insegna della musica e del divertimento. Il problema è scoppiato quando 4 giorni dopo era in programma una festa di compleanno ma un componente dello staff non si era presentato in quanto positivo. Da qui il panico e la corsa a fare i tamponi. «Subito ci siamo attivati – racconta il gestore – contattando tutti i ragazzi e tutto lo staff che quel giovedì era presente nello stabilimento facendo presente questo caso di positività.

Personalmente già il martedì ho iniziato ad avere qualche sintomo come febbre, tosse e spossatezza. La mia preoccupazione era per tutti i ragazzi e in particolare per mia madre che lavora in cucina. Tra l’altro lei non si è potuta vaccinare quindi era a rischio massimo». Da qui il tam tam di telefonate a catena per raggiungere tutti i presenti al party e la corsa ai tamponi, prima presso le farmacie della città poi negli hub messi a disposizione dell’Area vasta, dove sono stati sottoposti a screening tutti i ragazzi che ne hanno fatto richiesta gratuitamente. A questo punto si è pensato anche al locale per cui sanificazione di tutto lo chalet, chiusura della cucina ed è rimasto aperto solo l’accesso alla spiaggia, mentre al bar sono stati assunti due nuovi camerieri. Intanto la carica virale, che nella prima fase del contagio avvenuto durante il party, era molto alta, ora si sta abbassando. 

La difesa

Cosa le ha insegnato quanto accaduto proprio in avvio di stagione? «Non credo di aver commesso errori – risponde il gestore – certo da ora in avanti chiederemo il green pass per prendere parte alle nostre feste. Ma anche lo scorso 24 giugno avevamo rispettato le normative anti Covid con un numero di partecipanti ridotto, chiedendo di indossare le mascherine all’interno. Con tavoli solo da quattro all’interno e tavolate solo all’esterno come ora consente la legge. Da ora in avanti potremmo chiedere tamponi prima di ogni party. Ma non mi sento di rimproverarmi qualcosa. Continuano ad arrivare telefonate per prenotare tavoli al ristorante che dobbiamo rifiutare, ma ci hanno rivolto i complimenti per come abbiamo gestito l’intera vicenda».
 

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