Don Pino contro Salvini: «Non prendo ordini da lui, le chiese devono restare chiuse»

San Benedetto, don Pino contro Salvini: «Non prendo ordini da lui, le chiese devono restare chiuse»
San Benedetto, don Pino contro Salvini: «Non prendo ordini da lui, le chiese devono restare chiuse»
di Stefania Serino
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Lunedì 6 Aprile 2020, 10:55

SAN BENEDETTO - «Caro Salvini, oggi le chiese sono chiuse, perché noi preti rispettiamo la legge del nostro paese. Obbediamo ai nostri vescovi e non a te. Non usiamo il nostro popolo, ma lo amiamo. Non ci sta a cuore il consenso ma il bene comune». Quasi ventimila like e cinquemila condivisioni per il tweet (ripubblicato anche su Facebook) di don Pino Pirri, parroco della chiesa Madonna della Speranza diocesi San Benedetto-Ripatransone-Montalto. Don Dino ha risposto a Salvini nel giorno della Domenica delle Palme sulla proposta avanzata dal leader della Lega di aprire le chiese per la messa di Pasqua, nel rispetto delle norme di sicurezza Perché quel tweet? 

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Perché ha risposto?
«La mia risposta è indirizzata ad un leader che fa una proposta insostenibile, ti dice cosa si dovrebbe fare e non come farla. Ma soprattutto Salvini in questo modo mette in cattiva luce quelli che si attengono alle indicazioni che il governo ci ha dato». 
 
Cosa l’ha infastidita di più?
«Salvini ha insinuato che noi preti chiudiamo le chiese e non ci rechiamo dalle persone per non essere contagiati. In realtà il nostro vescovo ci ha dato indicazione di non portare la comunione agli ammalati e la benedizione nelle case, solo per tutelare i fedeli perché se noi sacerdoti fossimo infetti potremmo rappresentare un pericolo di contagio».
La Chiesa si attiene al decreto?
«L’indicazione che i vescovi ci hanno dato è quella di interpretare il decreto in maniera restrittiva, come se riguardasse noi perché in questo momento ci dobbiamo fermare. Non bisogna aumentare il contagio. Il decreto detta le linee generali, i vescovi ci danno indicazioni su come fare le celebrazioni».
Quindi si può entrare in chiesa oppure no? 
«Le chiese sono aperte da noi, ma non si può uscire di casa, quindi possono entrare quelle persone che escono per fare spesa o per lavoro e sul tragitto, vicino casa, si possono fermare rispettando sempre le misure di contenimento. Ma se celebrassi la messa in questo momento chi controllerebbe? Stacco i biglietti?»
Qual è il criterio di ammissione?
«Nella nostra parrocchia possiamo far sedere circa 350 persone, ma dovendo rispettare le misure di contenimento ne dovremmo far entrare una quarantina» 
Come sarà la settimana santa? 
«A Pasqua sarò in controtendenza: Per la settimana santa, non amando molto il video, farò degli audio, oggi, domani e mercoledì santo alle 18 in diretta. Per il giovedì, venerdì e sabato santo con Don Matteo abbiamo deciso di non celebrare il Triduo pasquale. Secondo noi non ha senso vivere questo momento centrale della Pasqua senza la presenza fisica del popolo. E abbiamo pensato che se per il nostro popolo deve essere una privazione lo deve essere anche per noi». 
Molti stanno riscoprendo la fede?
«Adesso non possiamo celebrare i riti della fede, ma possiamo vivere la fede. Domenica se il clima ce lo consente faremo la messa dal palazzo di casa mia e la trasmettiamo anche online». 
Cosa manca di più? 
«La presenza dei fedeli. Ho notato che molte persone che sono state costrette a fermarsi e dare più spazio all’interiorità.

Mi domando se avremo una Chiesa pronta a raccogliere queste domande quando l’emergenza sarà finita».

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