Coronavirus, i bengalesi sorvegliati speciali: «Non provino a uscire di casa»

San Benedetto, Coronavirus, i bengalesi sorvegliati speciali: «Non provino a uscire di casa»
San Benedetto, Coronavirus, i bengalesi sorvegliati speciali: «Non provino a uscire di casa»
di Emidio Lattanzi
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Domenica 12 Luglio 2020, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 06:39

SAN BENEDETTO - Nessuna irregolarità nell’abitazione occupata dai bengalesi tre dei quali risultati positivi. Nell’appartamento del centro di San Benedetto dove non si registrano situazioni di illegalità. Lo conferma il questore di Ascoli, il dottor Paolo Maria Pomponio, che attraverso l’indagine del commissariato, che tra l’altro si trova a poca distanza dalla casa in questione, è costantemente aggiornato sulla vicenda.

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«Per quanto riguarda l’attività di polizia - afferma - non ci sono situazioni di irregolarità o di clandestinità. Risultano essere in regola con i permessi, il resto sono situazioni delle quali dovrà per forza di cose occuparsi l’autorità sanitaria, e lo sta già facendo». In città c’è comunque preoccupazione che è prevalentemente legata al fatto che i bengalesi starebbero collaborando poco proprio con le autorità sanitarie. All’autoisolamento che hanno dichiarato di osservare dal rientro in Italia credono in pochi. Ora però, alla luce dei risultati dei tamponi, dovranno obbligatoriamente restare in casa e non uscire per nessun motivo.
 
«È ovvio che se dovessimo trovarli in giro per le strade, o comunque fuori casa - spiega il questore - allora andranno presi dei provvedimenti». Insomma, se è vero che è l’autorità sanitaria a dover gestire la situazione ed evitare che la situazione degeneri, è altrettanto vero che le forze dell’ordine hanno acceso i riflettori su questa vicenda agendo comunque con grande discrezione considerato l’argomento. Argomento che, come è facile immaginare, tiene banco in tutta la città e, in particolar modo, nella zona del centro dove si trova l’appartamento abitato dai bengalesi. Viene chiesta a gran voce chiarezza su quale effettivamente sia il mestiere di queste persone che non stanno collaborando granché con l’Asur - «Occorrerebbe che invece si possa sapere dove operano - affermano molti tra i residenti - in modo da poter capire chi, in qualche modo, possa essere venuto in contatto con loro». Una situazione che sta riportando in molti indietro di qualche mese, ai tempi del lockdown e della paura di poter essere venuti a contatto con qualche persona contagiata dal coronavirus. L’Area vasta proprio ieri ha sottoposto a tampone alcune persone che, è stato appurato, sono venute in contatto con la terza contagiata i cui movimenti, essendo una donna in stato interessante, sono stati ricostruiti, seppure in parte, con maggiore facilità.
La speranza
Per fortuna dai tamponi fatti nella giornata di ieri non sono emersi nuovi casi positivi innalzando così nuovamente il numero di contagi lungo una provincia che, fino a pochi giorni fa, era una di quelli maggiormente risparmiate dai contagi. Non a caso l’unica persona risultata positiva al Covid-19 risale al 16 maggio scorso. 

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