Bengalesi positivi al Covid, 16 giorni di misteri: la catena dei contatti è un rebus

Bengalesi positivi al Covid, 16 giorni di misteri: la catena dei contatti è un rebus
Bengalesi positivi al Covid, 16 giorni di misteri: la catena dei contatti è un rebus
di Nino Orrea
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Venerdì 10 Luglio 2020, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 15:38

ASCOLI - Continua, sotto la stretta sorveglianza del Dipartimento di Prevenzione, l’isolamento domiciliare dei due cittadini bengalesi, residenti in centro a San Benedetto e risultati positivi al Covid-19. Le condizioni di salute dei due, al momento, non sembrano destare preoccupazioni trattandosi di soggetti asintomatici, ma il personale del Dipartimento di Prevenzione non intende lasciare nulla al caso e per questo motivo vengono monitorati più volte al giorno.



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Quello che, invece, preoccupa le autorità sanitarie sono gli spostamenti dei due bengalesi sbarcati a Fiumicino lo scorso 17 giugno provenienti dal Bangladesh e che per sedici giorni hanno potuto scorrazzare in assoluta libertà prima di essere individuati e posti in isolamento. I due, interrogati dai sanitari del Dipartimento di Prevenzione, hanno dichiarato di essersi messi volontariamente in isolamento appena arrivati a San Benedetto, ma sulla loro versione vengono sollevati più di un dubbio.
 
Anche se, la procedura seguita dai due, qualora corrispondesse al vero, sarebbe quella prevista dalla normativa in materia di arrivi di persone fuori dai paesi del trattato di Schengen. Però, gli interrogativi restano e all’Area Vasta 5 si chiedono come hanno vissuto i due cittadini bengalesi in questi sedici giorni e, soprattutto, l’attività che svolgono a San Benedetto. Tutto questo, per cercare di risalire alla catena dei contatti in queste due settimane. non è escluso che i due venditori ambulanti possano essere sentiti anche dalle forze dell’ordine. In Area Vasta 5, al riguardo, si continua a mantenere la linea di massima prudenza e tutte le valutazioni e considerazioni sugli eventuali spostamenti, verranno fatti tra quattordici giorni, che è il periodo di incubazione del Coronavirus. Solo allora, si potrà sapere con relativa certezza se tra le persone che hanno avuto contatti con i due cittadini bengalesi c’è, eventualmente, qualche positivo. 
Le misure
Per adesso la situazione è sotto controllo e anche i dati forniti dal Gores nella giornata di ieri non registrano nuovi contagi, oltre ai due, nella nostra provincia. Anche dal punto di vista più strettamente sanitario, sono state adottate, fin da mercoledì, rigide misure per contenere eventuali contagi. Su disposizione della direzione sanitaria è stato previsto il divieto all’ingresso degli ospedali Mazzoni di Ascoli e Madonna del Soccorso di San Benedetto, a tutti i parenti e amici dei pazienti ricoverati nei due nosocomi. Anche se ieri mattina si è diffusa la voce, assolutamente infondata, che erano stati chiusi i Pronto soccorsi dei due ospedali, generando, in maniera totalmente immotivata, preoccupazioni e timore nella popolazione tanto di segnalazioni ai carabinieri. 
Gli allarmismi
Anche perché le disposizioni della Direzione sanitaria dell’Area Vasta 5 non parlavano assolutamente di chiusura del Pronto soccorso, ma prevedevano una serie di misure per tutelare la salute delle pazienti e del personale sanitario addetto al reparto. La decisione della direzione dell’Area Vasta 5 di riportare a maggio le lancette dell’orologio, risponde, quindi, solo a misure di prevenzione e di tutela della salute pubblica. Quello che è certo è che in ospedale non si può accedere senza l’uso della mascherina e questo vale sia per i pazienti che per il personale sanitario a contatto con persone sospette positive al Covid-19. Ieri mattina si è tenuta la riunione dell’Unità di crisi convocata dal direttore dell’Area Vasta 5, Cesare Milani, sia per valutare le misure adottate in merito ai due ospedali, sia per decidere gli accessi agli ambulatori e ai laboratori che restano aperti.

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