Gli alberghi della Riviera messi in ginocchio dal Covid-19: «Prenotazioni ferme al 5%»

San benedetto, gli alberghi della Riviera messi in ginocchio dal Covid-19: «Prenotazioni ferme al 5%»
San benedetto, gli alberghi della Riviera messi in ginocchio dal Covid-19: «Prenotazioni ferme al 5%»
di Laura Ripani
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Martedì 21 Aprile 2020, 10:10

SAN BENEDETTO «Pronti ad aprire anche ad agosto ma, per ora, le prenotazioni sono crollate: avevamo il 5% a febbraio e tali sono restate. Negli anni passati, a questo punto della stagione eravamo al 60% della capacità ricettiva». Ottimista di natura - anche durante la Caporetto del sisma - questa volta il presidente dell’Assoalbergatori di San Benedetto, Gaetano De Panicis non può che fare i conti con i numeri.

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«La fotografia attuale - aggiunge De panicis - è di una stagione che non sappiamo se e quando partirà. Non ne abbiamo idea, stiamo aspettando che il governo renda noto come e quando ripartire. Perché se alcuni hotel, penso i più grandi, potranno riacciuffare la stagione anche ad agosto - non più là perché ricominceranno le scuole - i più piccoli rischiano proprio di non aprire. E per noi non significa perdere mesi ma un anno intero. Se, infatti, come ci auguriamo, in autunno si troverà il vaccino, i ristornati e le altre attività potranno ricominciare. Noi avremmo già perso l’intera stagione che nessuno potrà restituirci».
 
Non è semplicemente una questione di incassi ma di coesione sociale. «A San Benedetto almeno 4mila persone dipendono direttamente dagli incassi del settore turistico. Se non lavoreranno nei prossimi mesi non avranno di che vivere. Per non parlare dell’indotto, locali, negozi e così via. Non solo a noi ma lo dobbiamo anche a loro, a tutta questa gente che vive di turismo». Per questo motivo l’appello che De Panicis rivolge alle istituzioni, specialmente quelle locali è solo uno: se non si possono abbassare le tasse «almeno spalmarle su un periodo di tre anni. Ecco, tre mi sembra il numero perfetto perché noi non incasseremo e non sapremmo come ripagare. In più avremo comunque costi fissi, sia che hotel e chalet restino aperti sia chiusi per nostra volontà se non ce la faremo o per volere delle istituzioni causa motivi sanitari». Al contrario De Panicis non sembra affatto preoccupato per la tassa di soggiorno. «Dovremo pagarla? Magari! Vuol dire che la stagione è partita che la gente c’è stata e per fortuna tutto è andato bene». Il punto è che né gli albergatori locali né, sembra, a livello nazionale, si abbia idea di come sarà il futuro. Inutile parlare di mascherine o distanziamento sociale o, addirittura promozione quando a livello locale non si è certi neppure di ottenere il permesso alla ripartenza. A Riccione la sindaca parla già di «numero chiuso», sulla Riviera è improponibile: «Loro hanno 10 volte lo spazio rispetto a noi, se noi dovessimo mettere 40 ombrelloni laddove ne mettevamo 80 non rientreremmo delle spese, uno chalet a Rimini ha 500 ombrelloni, la metà sono 250, loro hanno una media di 150 metri a chalet e spiagge molto più lunghe, noi circa 25 l’uno » nota De Panicis.
I ringraziamenti
«Noi piuttosto dobbiamo ringraziare i nostri turisti, quelli storici, che per l’85% arrivano dall’Italia di continuare a sceglierci. Tutti costoro ci hanno aiutato, hanno fatto crescere l’economia di San Benedetto. A loro va un nostro saluto con l’augurio di rivederci sulle nostre spiagge». Ma molti provengono proprio dalle regioni più colpite dal Coronavirus: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto. Il timore insomma è che importino il contagio dove fino a oggi sembra essere stato contenuto. «Se malauguratamente non ci sarà un estate turistica nel 2020 saremo pronti per l’estate 2021 -chiude dunque De Panicis - ma da soli non ce la possiamo fare: servirà l’aiuto degli istituti di credito e dell’amministrazione comunale affinché ci vengano incontro e ci facciano ripartire».

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