La donna positiva al Covid si è fatta visitare all'ospedale: tamponi di massa per sanitari e gestanti

San benedetto, la donna positiva al Covid si è fatta visitare all'ospedale: tamponi di massa per sanitari e gestanti
San benedetto, la donna positiva al Covid si è fatta visitare all'ospedale: tamponi di massa per sanitari e gestanti
di Mario Paci
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Domenica 12 Luglio 2020, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 09:00

ASCOLI - La ragazza bengalese incinta di cinque mesi, risultata positiva al Covid-19 assieme ai due suo connazionali residenti nello stesso appartamento nel centro di San Benedetto, si era recata pochi giorni fa all’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto per un consulto medico.

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La notizia ha destato subito molta preoccupazione tanto che ieri mattina la direzione generale dell’Area vasta 5 ha disposto subito il tampone per 50 operatori sanitari e per altre 12 gestanti che si sono fatte visitare all’ospedale Madonna del Soccorso in quel periodo. E solamente nella tarda serata tutti coloro che si sono sottoposti al test hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: i tamponi hanno dato esito negativo. Era incerto comunque se nel giorno in cui la bengalese si era recata all’ospedale fosse già positiva al virus. Inoltre le misure di sicurezza, a cominciare dalle mascherine al distanziamento sociale, hanno sicuramente inciso sull’esito negativo dei tamponi.
 
I mediatori 
Il problema per gli ispettori dell’Asur è quello della ricostruzione dei contatti avuti dai bengalesi dal giorno dello sbarco a Fiumicino provenienti dal loro paese d’origine a quello del rintracciamento. Parlano pochissimo l’italiano e le informazioni rese sono piuttosto vaghe. «Per questo motivo - dice il direttore generale dell’Area vasta, Cesare Milani - abbiamo chiesto aiuto ai mediatori linguistici che possano darci una mano nella traduzione delle loro versioni».
L’isolamento volontario
I dieci bengalesi (tre dei quali positivi) componenti di due famiglie, sono ora in isolamento nell’appartamento nel centro di San Benedetto. I bengalesi, in realtà, giurano di essersi chiusi in casa dopo avere saputo dei contagi dei loro connazionali, ma gli ispettori credono poco a questa versione. «Venerdì - prosegue il manager sanitario - abbiamo cercato di trasferirli in qualche struttura, come ad esempio alla Rsa di Campofilone ma non abbiamo ricevuto l’autorizzazione. La Regione ci ha infatti risposto che non si tratta di un’emergenza sanitaria ma sociale. E al momento non è possibile sistemarli a pagamento in qualche albergo della zona visto che si è in piena stagione estiva». D’altronde, dopo i contagi avvenuti nella Rsa di Cingoli, difficilmente la Regione avrebbe potuto concedere l’autorizzazione , I tre bengalesi contagiati, per fortuna, stanno per ora bene e sono seguiti dagli ispettori del dipartimento di prevenzione.
Le misure di sicurezza
La cartina di tornasole si saprà, comunque, fra una decina di giorni quando scadràil termine teorico dell’incubazione del virus e se altre persone sono venute a contatto con i bengalesi infettandosi. Nel frattempo restano in vigore tutte le disposizioni di sicurezza negli ospedali Mazzoni di Ascoli e Madonna del Soccorso di San Benedetto. È vietato l’accesso ai reparti a parenti e visitatori, così, come i pazienti che devono essere ricoverati d’urgenza devono sottoporsi al test sierologico e all’esame del tampone. Anche per il personale sanitario sono state ripristinate le misure adottate durante la fase acuta dell’emergenza, le quali, prevedono l’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI), come mascherine FFP2, visori, guanti e camice monouso. L’accesso alle due strutture ospedaliere avviene, come nei mesi scorsi, attraverso la misura della temperatura attraverso l’utilizzo dei termo scanner e l’uso della mascherina chirurgica. Ripristinato anche il blocco delle visite degli informatori farmaceutici.

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