Zona arancione Covid, l'ultimo amaro brindisi: due locali multati per assembramenti

Ascoli, zona arancione Covid, l'ultimo amaro brindisi: due locali multati per assembramenti
Ascoli, zona arancione Covid, l'ultimo amaro brindisi: due locali multati per assembramenti
di Filippo Ferretti
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Domenica 15 Novembre 2020, 06:25

ASCOLI - Un aperitivo amaro quello di ieri, consumato tra i tavoli dei bar. Si è trattato dell’ultimo drink prima della chiusura totale degli esercizi che si occupano del food e del beverage nella nostra regione.

E anche i ristoratori, già fortemente penalizzati dall’ultimo Dpcm con l’apertura al pubblico solo all’ora di pranzo, non hanno certo esultato per la notizia della nuova, totale restrizione, per molti arrivata dopo troppi giorni di una chiusura parziale che non ha di fatto risolto né le loro entrate economiche né la diminuzione dei contagi nel territorio. I titolari di bar e ristoranti della città difendono le loro imprese, convinti che il coprifuoco rappresenti una grossa perdita economica, soltanto parzialmente riscattata dal “take away”. 

Il rammarico

Di contro, ammettono anche che le misure restrittive doveva avvenire prima. «La zona arancione doveva essere dichiarata prima evitando di farci agonizzare in queste ultime settimane e consentire a tutti di arrivare più sereni all’imminente periodo di Natale » afferma Berardo Olivieri del ristorante “Dica Duca” di piazza del Popolo, pronto ad attuare adesso soltanto l’asporto ma consapevole che la formula a pranzo non riesca a funzionare in una città come Ascoli, che non è una metropoli. «Qui tra l’altro molti dipendenti stanno già lavorando con lo smart working da casa, per cui rispetto al passato i coperti a pranzo nella pausa lavoro sono pochissimi » aggiunge Fabio Lori del “Bar Lori” in corso Mazzini. «Io sono favorevole alla chiusura, mi sembra che le mezze misure non abbiano portato da nessuna parte » afferma senza mezzi termini Gigi Silvestri di “Johnny Spiedino”, convinto che le due settimane trascorse a lavorare sino alle ore 18 abbiano comunque fatto registrare una grave perdita economica a tutti i ristoratori, senza tuttavia far abbassare la curva locale dei contagi.

Take away e assembramenti

«Il problema è che ad Ascoli manca totalmente la cultura del take away » spiega Marco Fabiani del ristorante “Vittoria”, scoraggiato da quel che accade da vari anni in città, tra recessioni economiche, postumi del terremoto e i lockdown causa del Covid. «Le cose non vanno bene: gli ascolani che non stanno in quarantena non se la passano però bene economicamente e molti non hanno l’abitudine di acquistare cibo a domicilio e di andare a pranzo al ristorante » prosegue Fabiani, ammettendo di essere poco ottimista per il futuro. «Abbiamo deciso di restare aperti per l’asporto e di non chiudere del tutto aspettando la fine della bufera perché il rischio per molti è quello di non riaprire più » confessa Cinzia Marini di “Caffè del Corso”, sperando che questo periodo passi presto. «È inutile negarlo, per noi questa chiusura è un gran danno ma stiamo pensando a nuove opportunità, dettate proprio dall’occasione, come le colazioni d’asporto, una vera novità per noi » conclude Giovanni Colannino del “Caffè Meletti”, struttura prestigiosa pronta anche a varare per la prima volta il “Take away”.

A San Benedetto i vigili urbani hanno multato due locali per assembtramento.

Acquisti e paradossi

E nell’ultima giornata prima della chiusura anche fra comuni molti abitanti dell’entroterra hanno fatto compere nelle Cento Torri riempendo supermercati e negozi. E poi c’è il paradosso di Villa Sant’Antonio rimarcato dall’ex vice sindaco Gianluca Re, frazione attaccata a Castel di Lama. Basta attraversare la strada e si è in un altro comune, ma ci vuole l’autocertificazione. «Il sindaco - dice Re - deve chiedere al prefetto, magari sostenuto da una specifica delibera che sarebbe approvata sicuramente all’unanimità dal consiglio comunale, di considerare Castel di Lama e Villa Sant’Antonio, almeno in questa situazione di emergenza, un unico agglomerato urbano in virtù della sua peculiarità».

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