Ascoli, il lavoro post lockdown è un calvario e le donne pagano il prezzo più alto

Ascoli, il lavoro post lockdown è un calvario e le donne pagano il prezzo più alto
Ascoli, il lavoro post lockdown è un calvario e le donne pagano il prezzo più alto
di Luigina Pezzoli
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Giovedì 23 Luglio 2020, 09:47

ASCOLI - Donne, sono loro che maggiormente hanno risentito della pandemia. Soprattutto per quanto riguarda il lavoro che in molte hanno lasciato o perso: i casi registrati nel Piceno sono quasi il doppio rispetto a quelli degli uomini. Spesso la causa è determinata dalla difficoltà di gestire famiglia e lavoro al tempo stesso, in particolare quanto a mancare sono i servizi rivolti all’infanzia. 



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Da uno studio della Cna Picena emerge che sommando tutte le diverse tipologie contrattuali, il Piceno nel primo trimestre 2020 ha registrato un calo degli occupati pari all’8,4%, fra le donne quelle che hanno perso o lasciato il lavoro sono il 12,4%. Secondo un’analisi della Studio della Cna di Ascoli sui primi effetti della pandemia su imprese e occupazione emerge che al primo trimestre dello scorso anno in tutta la provincia le assunzioni di lavoratori dipendenti erano state 10.254 unità, mentre quelle legate ad altre tipologie di contratto erano 3.264.
 
Nel Piceno, stima la Cna in base ai dati del Centro studi della Cna Marche e dell’Istat, da gennaio 2020 al primo aprile, le assunzioni di dipendenti sono state 9.722, meno 5,2% rispetto al primo trimestre del 2019, sono invece 2.663 quelle legate ad altre tipologie di contratti, qui il calo è del 18,4%. «I dati – spiega Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli – manifestano un trend negativo già fin dall’inizio dell’anno, tendenza accentuata già dai primi segnali di Covid. Il sostegno alla produzione e all’occupazione dovrà essere ancora più forte. A cominciare dallo slittamento delle scadenze fiscali per le quali molte aziende non hanno la liquidità necessaria per farvi fronte». 


A marzo 2020, rileva sempre l’analisi della Cna Picena, le vendite al dettaglio hanno avuto un crollo del 21,3% per effetto della caduta del commercio di beni non alimentari pari al 36,5%. Gli alimentari hanno registrato invece una sostanziale stabilità. Solo il commercio elettronico ha segnato un aumento deciso, più 20,7%. Contestualmente a questo calo, tutte le componenti dell’economia territoriale hanno ridotto il livello di lavoro: per l’agricoltura la flessione è contenuta a un meno 3,7% mentre nei servizi arriva a meno 14,1% con un calo del 30% circa per le attività connesse al turismo quindi alloggio e ristorazione. Industria e costruzioni registrano dinamiche simili con meno 10,1% e meno 11,9%. Nel manifatturiero rallentano il tessile abbigliamento: meno 37,1%. Identico andamento preoccupante, rileva sempre la Cna di Ascoli, per quanto riguarda il saldo fra le imprese che aprono e quelle che chiudono i battenti. Nel primo trimestre 2020 nel Piceno hanno avviato un’attività 392 aziende, a fronte di 563 che hanno chiuso i battenti, con un pesante saldo negativo equivalente a 171 aziende in meno attive sul territorio. Il calo più significativo per le imprese del settore turistico e dei servizi, seguite da quelle del tessile e abbigliamento. «Chiusure senza ricambio – commenta Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli Piceno – che testimoniano una preoccupante perdita di attività e quindi di saper fare e tradizioni artigiane del territorio».

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