L'accoppiata terremoto e Covid stende il commercio: «Un quarto dei negozi chiuderà entro il 2021»

Ascoli, l'accoppiata terremoto e Covid stende il commercio: «Un quarto dei negozi chiuderà entro il 2021»
Ascoli, l'accoppiata terremoto e Covid stende il commercio: «Un quarto dei negozi chiuderà entro il 2021»
di Luca Marcolini
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Venerdì 26 Febbraio 2021, 08:10

ASCOLI - Il commercio cittadino soffre. Ma, nelle statistiche, si vedono al momento più gli effetti del terremoto del 2016 che del covid. Anche se le criticità si sentono, eccome, nei bilanci delle attività. Numeri alla mano, al momento la vera mazzata risulta ancora quella arrivata dopo il sisma, mentre sul fronte della pandemia le chiusure, tamponate anche da nuove aperture, hanno fatto registrare un calo dei punti vendita piuttosto contenuto.

Il coraggio di resistere e la voglia di investire nonostante tutto stanno ancora mantenendo in equilibrio il dato statistico, come confermano i numeri che sono stati elaborati dal Centro studi della Confcommercio anche per quel che riguarda il capoluogo piceno. Ma il problema è la prospettiva, dove si intravedono scenari molto più difficili per i prossimi mesi qualora il virus non iniziasse a mollare la presa. Con una previsione della stessa Confcommercio secondo cui le attività di ristorazione e ricettive nei centri storici potrebbero subire un ulteriore calo del 25%. 
Le cifre
I dati nudi e crudi, forniti dal Centro studi dell’associazione di categoria, evidenziano che alla fine del 2020 le attività di commercio al dettaglio ad Ascoli sono 135 in centro storico e 375 nel resto della città. Di queste, le attività extra alimentari (eccetto alcuni prodotti) sono 49 in centro e 142 in altre zone. Per il dato sulla presenza delle attività nel tempo, negli ultimi 8 anni (ovvero dal 2012 al 2020), c’è stato un calo di 78 punti vendita, (con 23 attività in meno registrate tra il 2018 e il 2020). In questi 8 anni si è passati da 175 a 135 attività presenti in centro (quindi 40 in meno), con un calo di 3 unità dal 2018 a oggi, e da 413 a 375 attività fuori dal centro (-38 unità), con un decremento di 20 unità dal 2018 ad oggi. Se si fa riferimento solo al commercio al dettaglio non alimentare (ma escludendo alcuni prodotti), si è passati da 70 a 49 attività in centro storico, quindi 21 unità in meno, dal 2012 al 2020. Con una sola unità persa dal 2018 ad oggi. E per le attività fuori dal centro si è scesi da 148 a 142 dal 2012 al 2020, quindi solo 6 unità in meno, di cui 2 unità perse tra il 2018 e il 2020. 
Le valutazioni
«In otto anni – spiega il presidente della Confcommercio ascolana, Ugo Spalvieri - abbiamo perso circa 80 imprese commerciali e solo 2 nel settore turistico, includendo in esso la ristorazione e la ricettività in senso lato, a confermare come quest’ultimo settore abbia rappresentato una ciambella di salvataggio per l’economia locale, garantendo risorse a lavoratori ed imprese». «A livello nazionale, - commenta Costantino Brandozzi di Confcommercio - gli effetti della pandemia attuale saranno devastanti. Le stime sulle imprese nei centri storici, aree urbane in sofferenza da anni, prevedono un calo del 25% nel settore alloggio e ristorazione, con una impresa su quattro che rischia di cessare l’attività, e del 17% nel commercio al dettaglio con una punta del 20% per i negozi di abbigliamento e calzature. Come Confcommercio continueremo ad essere vicini alle imprese per assisterle a superare le situazioni di difficoltà». 
L’ordinanza 
Ieri il sindaco Marco Fioravanti ha emanato un’ordinanza per il divieto della vendita di alcolici nel weekend, per prevenire situazioni a rischio con assembramenti.

Il provvedimento dispone, da domani al 29 marzo, di vietare a qualsiasi attività (commerciale, artigianale e di somministrazione alimenti e bevande, ivi compresi negozi automatici aperti 24 ore) la vendita di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione e in qualsiasi contenitore, dalle 18 del sabato alle 6 della domenica e dalle 18 della domenica alle ore 6 del lunedì successivo. Resta salva la possibilità di consegna a domicilio. È vietato anche il consumo su suolo pubblico o aperto al pubblico. «Dobbiamo contemperare la tutela della salute pubblica con l’attività economica degli esercizi commerciali – spiega il sindaco - e nel fine settimana, a seguito di assunzione di bevande alcoliche, gruppi di persone non rispettano le disposizioni. Per questo motivo abbiamo deciso di emettere tale ordinanza. Aumenteremo i controlli e ove necessario scatteranno le sanzioni». 

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