Ascoli, boom di richieste di visite ed esami anche dall'Abruzzo: le liste d'attesa vanno in tilt

Ascoli, boom di richieste di visite ed esami anche dall'Abruzzo: le liste d'attesa vanno in tilt
Ascoli, boom di richieste di visite ed esami anche dall'Abruzzo: le liste d'attesa vanno in tilt
di Nino Orrea
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Venerdì 26 Giugno 2020, 04:05

ASCOLI - Passata l’emergenza per il Covid-19, che, fortunatamente, ha solo toccato marginalmente il Piceno, adesso, tutta l’attenzione nell’Area Vasta 5 è rivolta al recupero dell’attività ospedaliera programmata e alle liste di attesa. Per quanto riguarda le prestazioni ospedaliere, come, ad esempio, gli interventi chirurgici sospesi durante la fase acuta della pandemia, la situazione sta tornando lentamente alla normalità. Riattivata anche la libera professione per i medici che svolgono l’attività intramoenia e che sono rimasti fermi durante il periodo del lockdown.



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Discorso diverso, invece, per le liste di attesa i cui ritardi, come è comprensibile, accumulati durante questi mesi, si sta cercando di recuperarli. Dopo le prestazioni ambulatoriali con codice U e B, aperte già da qualche settimana e che per la verità si sono solo parzialmente interrotte, adesso, l’Area Vasta 5 ha deciso all’apertura anche per i codici D e P.
 
Proprio per cercare di recuperare l’arretrato accumulatosi in questi mesi, la direzione dell’Area Vasta 5, ai medici che si sono dichiarati disponibili, ha concesso la possibilità di ore aggiuntive, con l’obiettivo di smaltire almeno in parte i ritardi delle liste di attesa. Ma su questo punto, ci sono da fare un paio di considerazioni che chiamano in causa alcuni medici di famiglia, i quali, per accelerare le prestazioni per i propri pazienti, stanno classificando le prestazioni stesse con il codice B, quelle che vanno evase nel giro di dieci giorni. Una scelta, che avrà anche delle giustificazioni, ma che sta provocando dei veri e propri intasamenti presso gli ambulatori dell’Area Vasta 5, sia all’ospedale Mazzoni di Ascoli che al Madonna del Soccorso di S. Benedetto. 
Gli abruzzesi
Una situazione resa ancora più complicata dall’afflusso di pazienti provenienti dal vicino Abruzzo, in particolare della Val Vibrata, che intasano ancora di più le già lunghe code ai Cup dell’Area Vasta 5. È bene sottolineare che le prestazioni di pazienti fuori regione, in particolare, quelle dell’Abruzzo, rappresentano circa il 20% delle prestazioni complessive erogate dall’Area Vasta 5. Una mobilità attiva che in termini economici significa introiti di alcuni milioni di euro, dirottati, però, come tutti sanno, nelle casse dell’Asur. Liste di attesa che non potranno essere completate in tempi brevi, considerata anche la carenza di personale e le ferie estive, che, come tutti gli anni, hanno portato all’accorpamento di alcuni reparti com il dipartimento di chirurgia.
Il pronto soccorso
C’è, poi, il discorso relativo al Pronto soccorso dell’ospedale Mazzoni che durante l’emergenza per il Covid-19, ha dovuto fronteggiare e lo sta facendo ancora in questi giorni, un notevole afflusso di pazienti, molti dei quali con patologie che potrebbero essere curate dal medico di medicina generale.

Se nella prima fase del lockdown l’afflusso di pazienti al Pronto soccorso era stato molto limitato, non appena si sono allentate un po’ le maglie, la situazione è cambiata in maniera radicale. Nel senso, che, considerato il blocco delle attività ambulatoriali e la chiusura del Madonna del Soccorso di San Benedetto, tutta la provincia e gran parte di quella del Teramano, si sono riversate al Pronto soccorso del Mazzoni. Una situazione che ha quasi mandato in tilt il reparto anche perché la maggior parte dei pazienti si è recata al Pronto soccorso per usufruire di una prestazione ambulatoriale. La conseguenza è stata che i medici hanno dovuto diluire le visite e nello stesso tempo far fronte all’emergenza per i pazienti più gravi in codice rosso e giallo.

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