Ascoli, un intrigo internazionale dietro la mancanza di kit per i tamponi del Coronavirus

Ascoli, un intrigo internazionale dietro la mancanza di kit per i tamponi del Coronavirus
Ascoli, un intrigo internazionale dietro la mancanza di kit per i tamponi del Coronavirus
di Mario Paci
3 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Aprile 2020, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 10:39

ASCOLI - Nella giornata di ieri nella provincia di Ascoli ci sono stati solamente due casi positivi al Covid-19 ma chi pensa che la diffusione del Coronavirus nel Piceno sia agli sgoccioli si sbaglia di grosso. E un motivo purtroppo c’è. Negli ultimi due giorni i tamponi processati nell’Area vasta 5 sono stati pochissimi perchè non ci sono i kit collegati, ovvero i reagenti per l’esame dei test. E la colpa non è da ascrivere alla Regione Marche o alla direzione generale dell’Area vasta ma a una questione internazionale.

LEGGI ANCHE:
Coronavirus, altri 26 morti in un giorno nelle Marche, il più giovane aveva 44 anni. Superata quota 500/ La mappa interattiva dei contagi provincia per provincia

Coronavirus, allarme dei medici: «Non usate le 600mila mascherine mandate dalla Protezione civile, non sono autorizzate»


A fornire i kit all’Area vasta 5 è infatti la multinazionale Roche ma dopo l’esplosione della pandemia anche nel continente americano c’è stata una stretta nell’invio dei kit all’Italia come conferma il direttore generale dell’Area vasta 5, Cesare Milani. Ora i kit, infatti, servono anche agli Stati Uniti e Trump ha fatto una enorme richiesta.
 
«Abbiamo ordinato 20mila kit ma più di 1.200 non ce ne mandano. Abbiamo una Ferrari ma con poca benzina, così non andremo molto lontano» spalanca le braccia il manager sanitario. Per fortuna da domani dovrebbe entrare in funzione al pronto soccorso un apparecchio che utilizza altro tipo di kit in grado di fornire in 90 minuti una risposta sulla positività di un soggetto al virus.
Le limitazioni
Proprio per limitare l’uso dei kit ai casi più gravi è stata diramata una circolare nella quale si specifica che «non è ipotizzabile che un operatore sanitario possa essere sottoposto quotidianamente a un test diagnostico». Anche perchè oggi potrebbe essere negativo e magari domani positivo. Quindi verà data precedenza ai sintomatici. Nel frattempo il sindacato Nursind denuncia i difetti delle mascherine FFP2 in dotazione. «Appena si indossano - afferma Maurizio Pelosi - l’elastico blu elettrosaldato alla mascherina si rompe, esponendo così il personale infermieristico al rischio di contagio del Coronavirus». 
Le donazioni a rischio
Materiale sanitario in queste ultime settimane affluisce negli ospedali piceni grazie alle donazioni. «Ma bisogna verificare se i prodotti sono idonei o meno - puntualizza Milani - Ci devono essere controlli accurati prima che i dispositivi vengano assegnati agli operatori sanitari». Una presa di posizione che non piace al Comitato Salviamo il Madonna del Soccorso. «Siamo contenti delle donazioni al Mazzoni ma sottolineiamo che cittadini sambenedettesi meritano la stessa libertà dispositiva ed hanno lo stesso diritto di sostenere l’opera eroica dei propri sanitari e la propria struttura ospedaliera, e diffidiamo la direzione di Area Vasta dall’interferire in tali diritti o dal provare ancora ad interdirli». Un derby della solidarietà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA