ASCOLI - Una riapertura che sa di beffa. È quella che sarà concessa dal decreto governative alle sale cinematografiche da lunedì 26 aprile. Un permesso che dovrebbe consentire agli esercenti che operano in territori in zona gialla di tornare a proiettare pellicole sul grande schermo. Tuttavia, ombre si addensano intorno a questa decisione, giunta in fretta dopo una chiusura durata sette mesi, dalla fine dello scorso ottobre, successivamente ad una riapertura, avvenuta nei mesi estivi, apparsa difficile e sofferente, con titoli ammassati in un periodo caldo e quindi non attrattivo per il grande pubblico, soprattutto in locali al chiuso.
Spada di Damocle
Una stagione, tra l’altro, vissuta con uno spettro, quello del covid, che non aveva di certo indotto a cuor leggero gli spettatori a tornare a frequentare posti al chiuso dopo il primo lockdown.
La preoccupazione
A confermarlo è un preoccupatissimo Paolo Ferretti, titolare della Publiodeon, società che gestisce ben 18 schermi ascolani, tra quelli che operano presso la Multisala delle Stelle, al centro commerciale Città delle Stelle e l’Odeon di Campo Parignano. «Innanzitutto non ci sono i film. Neppure quelli stranieri, perché nessuno vorrebbe far uscire pellicole in un momento in cui il mondo è ancora paralizzato» esordisce l’imprenditore ascolano, avvilito nel vedere il cinema oggi nelle mani delle piattaforme e quindi del piccolo schermo, laddove la settima arte di certo non è nata. Un’emergenza che rischia di far cambiare ineluttabilmente le abitudini del pubblico e le modalità distributive. «Mi piacerebbe aprire il prima possibile ma vorrei che il decreto soddisfacesse le normali esigenze di chi gestisce sale cinematografiche» spiega Ferretti, molto scettico circa il fatto che i cinema possano operare non oltre le ore 22 e che, con l’eventuale obbligo di tenere le mascherine in sala, si possa rischiare di non poter far consumare bibite e popcorn agli spettatori. Una attività, quella del bar nei cinema che, in un periodo così tragico di entrate, rappresenterebbe almeno un piccolo paracadute. «Non è pensabile fissare l’ultimo spettacolo alle ore 19: la riduzione delle proiezioni non può aiutare in alcun modo la rinascita del settore» conclude Paolo Ferretti attendendo di verificare bene le condizione del decreto, che comunque per fortuna prevede almeno un aumento ad un massimo di 500 spettatori a proiezione (prima erano 200) nelle sale al chiuso e di mille spettatori - prima erano 400 - in quelle all’aperto.