COMUNANZA - Sale l’ansia e la preoccupazione da parte dei 320 lavoratori per il destino dello stabilimento di Comunanza e degli altri presenti in Italia della Whirlpool, visto che la multinazionale potrebbe anche lasciare l’area di produzione Emea (Europa, Medioriente, Africa). Per ora si tratta di indiscrezioni captate dai sindacati ma ufficialmente non c’è un provvedimento ufficiale . Si saprà tutto con maggiore certezza in autunno, quando si conosceranno i risultati della commissione che sta valutando il futuro di Whirlpool Europa.
L’incertezza
«Questa revisione potrebbe comportare una vendita dell’attività, il mantenimento della stessa o opzioni ibride», come aveva dichiarato mesi fa il Ceo Whirlpool corporation Marc Bitzer, il quale aveva aggiunto che l’azienda vuole far crescere la sua attività di piccoli elettrodomestici KitchenAid, nota per i suoi robot da cucina, e continuare ad espandere la produzione di lavatrici commerciali che vende alle lavanderie a gettoni». Un’incertezza che sta mettendo in allarme i sindacati dei metalmeccanici della rsu dello stabilimento di Villa Pera e provinciali. Nel mese di giugno sono 12 i giorni non lavorativi, tra cassa integrazione e anticipo delle ferie. Nei prossimi giorni si conoscerà la situazione di luglio, poi ad agosto le ferie.
I timori
«Siamo molto preoccupati poiché si procede a vista – dice il segretario provinciale Fiom Cgil Alessandro Pompei – non riusciamo a conoscere le prospettive prossime. Il timore è di ritrovarci in autunno una tegola sulla testa, dopo le conclusioni della commissione che sta valutando il ruolo futuro della multinazionale in Europa e nell’area Emea. Per lo stabilimento di Villa Pera non è stato presentato un nuovo piano industriale dopo la scadenza il 31 dicembre scorso di quello precedente – continua Pompei – non sono stati fatti gli investimenti promessi, inoltre dopo i primi sei mesi i volumi produttivi sono fortemente al di sotto di quelli previsti. Poi non c’è stato uno svecchiamento della forza lavoro, che ha un’età media lavorativa alta e quindi una mancanza di immissione di giovani».
L’Ucraina
I sindacati della rsu ribadiscono che con queste giornate di fermo, specialmente da dopo l’inizio della guerra in Ucraina, non si potrà raggiungere l’obiettivo di 760.000 pezzi annui, previsti dall’azienda ad inizio 2022.
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