Fuga di monossido di carbonio all’asilo, il sindaco e il parroco vanno a processo

L'edificio che ospitava temporaneamente l'asilo
L'edificio che ospitava temporaneamente l'asilo
di Francesco Massi
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 07:31 - Ultimo aggiornamento: 12:24

COMUNANZA -Si va a processo per la vicenda della fuga di monossido di carbonio derivante dall’impianto di riscaldamento che, il 7 gennaio 2021, aveva invaso il locale che ospitava temporaneamente una classe di 19 bambini dell’asilo. Alcuni bambini ed un’insegnante avevano avuto dei malori ed erano stati portati al pronto soccorso mentre altri avevano accusato malesseri.

Per la vicenda sono stati ora rinviati a giudizio il sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni per il suo ruolo amministrativo e il parroco don Luca Rammella come legale rappresentante della confraternita Compagnia del Santissimo Sacramento proprietaria dell’immobile concesso a titolo gratuito. 

Dopo l’accaduto, i genitori di 38 bambini frequentanti l’asilo, assistiti dall’avvocato Olindo Dionisi, avevano fatto una denuncia-querela contro ignoti, affinché venissero individuati i responsabili. Quindi nessuna azione mirata da parte delle famiglie verso sindaco e parroco. Poi, ad indagini concluse, la Procura ha individuato come presunti responsabili il sindaco e il parroco. «Azione legale delle famiglie che si è aggiunta all’indagine d’ufficio con apertura del relativo fascicolo in sede penale della Procura di Ascoli» commenta Dionisi. 

Nel decreto di rinvio a giudizio, sono quattro i capi d’imputazione in cooperazione colposa.

Due penali e altrettanti amministrativi. Il sindaco, da come si evince dal decreto di citazione, per aver adibito l’immobile a sede provvisoria della scuola dell’infanzia (quella comunale era in fase di ristrutturazione, ndr) in mancanza della certificazione di conformità dell’impianto caldaie di riscaldamento e in assenza dell’Attestato prestazione energetica (Ape), nonché per aver fatto continuare l’utilizzo dell’immobile nonostante il precedente intervento dei vigili del fuoco del 9 novembre del 2020, su indicazioni di alcuni insegnanti, che avevano rilevato e segnalato a dirigente scolastica e Comune una «Anomala presenza nei locali di ossido di carbonio e ostruzione di una canna fumaria».

Nonché di non aver controllato la regolare conformità dopo gli interventi da fare indicati dai vigili del fuoco al tecnico comunale e all’addetto alla manutenzione dell’impianto, prima di continuare ad utilizzare il locale. Altri capi d’imputazione riguardano la violazione di norme del testo unico sulla sicurezza per omessa manutenzione dell’impianto caldaie riscaldamento dell’edificio utilizzato come scuola. Quindi gli illeciti amministrativi relativi all’omissione del controllo e dell’adeguamento dell’impianto caldaie riscaldamento, nonché aver fatto utilizzare la scuola in assenza di dichiarazione di conformità degli impianti e in assenza del certificato di agibilità. «I genitori, miei assistiti, sono contenti che le indagini siano andate avanti – dice Dionisi - e che ci sarà un processo per accertare cosa sia accaduto. I genitori chiedono giustizia per i gravi fatti accaduti, che non possono essere sminuiti solo perché nessun bambino ha perso la vita, auspicando che situazioni del genere non accadano mai più».
 

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