Disco verde del governo, dopo 13 anni di attesa si sblocca la prima bonifica dell'area della ex Sgl Carbon ad Ascoli

L'ex Sgl Carbon
L'ex Sgl Carbon
di Mario Paci
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Venerdì 26 Maggio 2023, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 11:25
ASCOLI - Tanto tuonò che piovve. Giovan Battista Pasquariello, responsabile del procedimento di gara, della Presidenza del Consiglio ha ufficializzato mercoledì, la pubblicazione della gara di appalto per l’affidamento dei lavori per la messa in sicurezza permanente della vasca di prima pioggia dell’ex stabilimento Carbon a Pennile di Sotto. Il finanziamento è di 6,6 milioni di euro. La domande dovranno essere presentate il 26 giugno. La durata dei lavori è di 270 giorni dall’aggiudicazione per cui è lecito pensare che entro l’ estate 2024 i lavori saranno portati a termine. È il primo concreto segnale dopo 13 anni dall’acquisizione dell’area da parte della società Restart che qualcosa alla ex Carbon si sta muovendo. 


La sanzione


La vicenda della vasca di prima pioggia risale al 2016, quando in relazione ai siti industriali dismessi e da bonificare, l’Unione europea riscontrò un’infrazione per quanto riguardava proprio l’area dell’ex stabilimento industriale ascolano con riferimento specifico a questa famigerata vasca di prima pioggia. Una sanzione milionaria per la quale una delegazione comunale fu costretta a recarsi a Roma per evitare l’ipotesi di un rimborso dovuto dall’Arengo e la Regione di circa 800mila euro. Una vicenda finita nel 2017, di fronte al Tar che ha riconosciuto il peso della maxi multa esclusivamente allo Stato. Poi tutta una serie di passaggi per avviare la messa in sicurezza della vasca e stoppare la sanzione. Nel 2019, il primo governo Conte nominò commissario straordinario, il generale Giuseppe Vadalà per accelerare i tempi. Ad agosto proprio a Palazzo Arengo Vadalà annunciò la prima fase di bonifica all’ex Carbon con il progetto definitivo per la messa in sicurezza permanente della vasca di prima pioggia all’interno dell’ex stabilimento industriale. «A valle dell’intervento di messa in sicurezza, vista la prossimità del sito con il centro città, abbiamo predisposto anche delle operazioni di ripopolamento ambientale per il tramite di fitorimedi, che sarà oggetto di una sperimentazione da parte di diversi atenei universitari.

Siamo giunti allo sblocco di tutti i nodi, costruendo e trovando, in uno spirito collaborativo, la soluzione di messa in sicurezza delle aree garantendo in questo modo, il corretto sviluppo delle attività della cittadinanza» ha detto il generale Vadalà che aveva già annunciato il provvedimento un mese fa.


Gli obiettivi


Il gruppo di imprenditori capeggiati da Battista Faraotti, Franco Gaspari e Bruno Bucciarelli, nel 2010 ha comprato dalla multinazionale Carbon i terreni ex Carbon. Inizialmente il progetto prevedeva la costruzione di circa 900/1.000 appartamenti, nove ettari di servizi e nove ettari destinati ad area verde. Da allora, però, a causa di intoppi burocratici e ostacoli di varia natura politica, alla Carbon non si è mosso nulla. E a distanza di tredici anni gli obiettivi di quel tempo non sono più praticabili. Dopo il terremoto che ha determinato lo spopolamento della città, il Sismabonus e il Superbonus che si applica su edifici già esistenti, chi è disposto a investire una montagna di denaro per costruire mille appartamenti che rischiano di restare invenduti? Per questo motivo Restart ha inviato una lettera al sindaco nella quale chiede un incontro per rimodulare sostanzialmente il piano. Cosa fare dunque dei 27 ettari ancora da bonificare? L’ipotesi è quella di un vasto parco urbano magari con impianti sportivi da meglio definire ed è proprio questo l’argomento del prossimo confronto fra i soci di Restart e l’amministrazione comunale. Un’ipotesi che non dispiacerebbe al sindaco Fioravanti, all’opposizione e alle associazioni ambientaliste. Nel frattempo Restart, fra tasse e oneri, ha speso tanti soldi per un bene immobile diventato purtroppo improduttivo e ovviamente ha intenzione di recuperare parte delle spese effettuate.

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