Il vescovo D'Ercole incontra il papa e va in Marocco: «Il mio ultimo saluto e per i terremotati»

Ascoli, il vescovo D'Ercole incontra il papa e va in Marocco: «Il mio ultimo saluto e per i terremotati»
Ascoli, il vescovo D'Ercole incontra il papa e va in Marocco: «Il mio ultimo saluto e per i terremotati»
di Luigi Miozzi
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Domenica 15 Novembre 2020, 09:30

ASCOLI - Monsignor Giovanni D’Ercole, il vescovo emerito di Ascoli, ha incontrato ieri Papa Francesco, poche ore prima di imbarcarsi sull’aereo diretto in Africa dove ha deciso di trascorrere un periodo di meditazione e di preghiera. 
 
Il pontefice ha ricevuto in udienza monsignor D’Ercole dopo la rinuncia al suo incarico pastorale che è stata ufficializzata lo scorso 29 ottobre. Dimissioni che D’Ercole ha smentito essere collegate al caso del santone e alla denuncia di Padre Bastoni per droga. «È stato un incontro cordialissimo nel quale ho potuto rinnovare a Papa Francesco la mia piena adesione al suo magistero - ha commentato il vescovo emerito di Ascoli - e la totale obbedienza alla sua autorità, che è parte essenziale del mio carisma ringraziandolo per aver accolto le dimissioni anticipate che gli ho presentato in piena libertà, per consentirmi di dedicarmi ora alla preghiera nel silenzio». Monsignor Giovanni D’Ercole ha voluto che all’udienza fosse presente anche il cappellano dell’ospedale Mazzoni, don Francesco Simeone, al quale il pontefice ha affidato il dono di 300 rosari e altrettante immaginette sacre come dono per i malati della diocesi, assicurando loro la preghiera del Papa. Nel pomeriggio, poi, monsignor D’Ercole è partito per il Marocco dove vivrà per un periodo nel monastero trappista di Notre Dame de Atlas, l’unica realtà monastica del Maghreb, del quale fa parte, tra gli altri monaci, padre Jean Pierre Schumacher, di 94 anni, ultimo sopravvissuto e testimone del massacro di Tibhirine, in Algeria, del 1996, a seguito del quale il convento trappista è risorto dall’altra parte del confine, in Marocco. I trappisti sono ospiti in un Paese in cui sono stranieri per origine e per religione e dove conducono una vita molto umile e povera, di preghiera e di lavoro, «completamente nelle mani di Dio», testimoniando attraverso la loro vita gratuita il senso di una presenza monastica in un contesto esclusivamente musulmano, la sola in tutto il Maghreb.

Il saluto

Nei giorni scorsi, prima di lasciare definitivamente Ascoli e il Piceno, il vescovo emerito ha voluto riservare un saluto speciale al sindaco di Arquata, il comune che ha pagato il prezzo più alto in termini di morti e distruzione durante il sisma del 2016. «L’ultima persona che saluto prima di lasciare la diocesi è Aleandro Petrucci - ha detto D’Ercole -.

Non dimentico la notte del terremoto e continuo ad avere nel cuore le vittime del sisma e tutti i terremotati. Il legame nato quella notte, il tempo non può scioglierlo». 

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