Nell'Ascolano ricostruzione delle scuole vietata alle aziende più piccole: «Imprese locali tagliate fuori»

Ricostruzione delle scuole vietata alle aziende più piccole: «Imprese locali tagliate fuori»
Ricostruzione delle scuole vietata alle aziende più piccole: «Imprese locali tagliate fuori»
di Luigi Miozzi
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Lunedì 25 Luglio 2022, 05:35

ASCOLI - Un bando per ricostruire le scuole che, di fatto, taglia fuori tutte le imprese locali. Una vera e propria beffa che preoccupa gli imprenditori edili del Piceno, ma non solo loro: anche quelli marchigiani e dei territori limitrofi sono rimasti stupiti nel leggere il bando di Invitalia per il rifacimento degli edifici scolastici lesionati dal terremoto.


La normativa


«Sono richiesti dei requisiti per poter rispondere alle gare che aziende marchigiane, ma anche umbre, laziali e abruzzesi non hanno - spiega Gianni Giacobetti Travaglini, vicepresidente di Ance Marche, la sezione edili di Confindustria -.

Per poter partecipare bisogna avere delle certificazioni di categorie, soprattutto per quelle che riguardano la possibilità di eseguire lavori di fondazioni speciali, o per la realizzazione degli impianti, che poche aziende posseggono». La normativa sugli appalti prevede che ogni impresa abbia una propria certificazione che raggiunge sulla base dei lavori eseguiti. Un sistema che tiene conto degli importi delle gare a cui le società edili hanno la possibilità di concorrere anche sulla base del valore degli appalti che nel corso quella stessa azienda si è aggiudicata e ha portato a termine. «Ci sono molte aziende, tra cui la mia, che anche per un legame con il territorio, avrebbe voluto poter rispondere al bando - dice Giacobetti Travaglini - ma, purtroppo, nessuno di noi può farlo. Ad Ascoli, ad esempio, sono previsti lavori su sette edifici scolastici per un importo totale che si aggira intorno ai 20 milioni di euro. Pertanto, per ogni scuola, l’importo dell’appalto, in media, non supererebbe i tre milioni di euro: una gara a cui molte aziende ascolane ma anche marchigiane sarebbero state in grado di portare a termine senza problemi».


Gli appalti


Invece viene richiesto un settimo livello che è in possesso per chi si sono aggiudicati appalti che si aggirano sui 15 milioni di euro. Invece, la struttura commissariale, con l’intenzione di snellire e accelerare le procedure ha deciso di fare un bando che di fatto penalizza le piccole e medie imprese e favorisce, di contro, i consorzi. «Purtroppo non è possibile rispondere neppure se si formano associazioni temporanee di impresa - sottolinea il vice presidente di Ance Marche -. Solitamente è possibile unire le classifiche tra le imprese: se, ad esempio per una determinata categoria, due aziende hanno un quinto livello, in caso di Ati diventa un sesto livello. In questo bando di InvItalia, invece, non viene applicata questa modalità ma in caso di associazione temporanea di impresa, tra la certificazione di ciascuna impresa, viene presa in considerazione la classifica più bassa. Pertanto, anche volendo, non potremmo mai rispondere. Tanto più che vengono richieste categorie che poche aziende possono permettersi».


Il rammarico


Se da una parte c’è la volontà del commissario Legnini di premere sull’acceleratore della ricostruzione, dall’altra c’è il rammarico delle imprese locali che avrebbero voluto impegnarsi sul proprio territorio ma non sono stati messi nelle condizioni di poterlo fare. «Tutto andrà in mano ai consorzi - dice l’imprenditore ascolano - ma bisognerà anche vedere se quelli stessi consorzi avranno interesse a rispondere al bando di InvItalia. Purtroppo, così facendo, è stato adottato un principio che ha escluso le imprese locali». Una situazione che rischia di avere delle serie ripercussioni significative anche per l’economia di un territorio come quello del Centro Italia, già fortemente provato dagli eventi sismici e che ora rischia di non poter giovare neppure degli investimenti per la ricostruzione.

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