Lo start del Green pass nelle aziende: due autisti a casa e proteste alla Whirlpool

Lo start del Green pass nelle aziende: due autisti a casa e proteste alla Whirlpool
Lo start del Green pass nelle aziende: due autisti a casa e proteste alla Whirlpool
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Sabato 16 Ottobre 2021, 09:05

ASCOLI -  Il debutto del green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro è avvenuto senza troppe criticità. Un provvedimento ormai annunciato da tempo: le imprese e le attività hanno provveduto a mettersi in regola in una situazione che si preannuncia in divenire e condizionata comunque da chi si oppone ad effettuare la vaccinazione.

«La prima giornata è andata bene. Solo due autisti hanno dichiarato di non avere il green pass: non sono venuti a lavorare e non sono stati inseriti nel turno, ma i servizi sono stati effettuati regolarmente. È andata meglio del previsto» ha dichiarato il presidente della Start Enrico Diomedi. 


«Da un’indagine fatta nel settore metalmeccanico la media dei non vaccinati nelle aziende nelle Marche è di circa il 20% - spiega Raffaele Bartomioli della Uilm. - Nei confronti che abbiamo avuto con le aziende non ci sono grandi preoccupazioni perché le imprese pensano di riuscire a gestire la situazione in modo ottimale. Abbiamo avuto diverse persone convinte della loro posizione, lamentandosi che il tampone ha un costo economico notevole oltre che essere un test invasivo e farne tre a settimana non è facile. In molti stanno cercando degli escamotage per sfuggire alla situazione e questo ci preoccupa. Ci sono figure aziendali di vitale importanza e la loro mancanza potrebbe creare problemi. Come sindacato chiediamo ai lavoratori di vaccinarci ma faremo poi un’analisi per capire come sopperire a questa situazione. Abbiamo saputo che qualche lavoratore non vaccinato ha manifestato davanti alla Whirpool, ma si tratta di numeri esigui». 


«Si sapeva che il Green pass sarebbe entrato a norma ma il fatto di non avere una chiarezza ha creato problemi a livello di organizzazione anche al nostro interno visto che le normative cambiano troppo spesso - evidenzia Maria Teresa Ferretti della Cisl. - Alla fine non si sapeva bene come ci si doveva muovere e questa è una criticità. Si è cercato di tamponare le libertà delle persone ma il lavoro è quello di creare delle situazioni ottimali per tutti non vanificando il fatto della nostra posizione a favore del vaccini.

Ma riconosciamo che ci sono persone che la pensano diversamente». 


«L’elemento che riscontriamo in alcune categorie, come l’autotrasporto, è il fatto di avere un contratto di fornitura e fare tante consegne in vari settori, con la problematica del tempo-lavoro che rimane, creando una situazione di difficoltà operativa - aggiunge il direttore della Cna picena Francesco Balloni. - Non abbiamo no vax tra gli associati per il fatto che c’è paura delle chiusure e delle loro conseguenze. Nel rispetto del pensiero di tutti, la linea è favore del Green pass, ma bisogna che si rendano snelle le modalità operative dei controlli». 
L’app 
«Abbiamo una larga fetta di imprese che già usa il Green pass per l’accesso dei clienti come la ristorazione che utilizza l’app c19 da tempo. Si tratta solo di estenderla agli esterni o chi effettua delle prestazioni all’interno delle aziende - sostiene Costantino Brandozzi di Confcommercio. - Da parte della piccola impresa c’è la consapevolezza del rispetto della norme, anche da piccole aziende con poco personale. Noi non entriamo nelle decisioni personali anche perché ognuno fa la scelta che preferisce. Non abbiamo certezze, ma ad oggi l’economia sta ripartendo anche se c’è ancora sofferenza e non siamo ancora a livelli pre covid. C’è fiducia sullo strumento ma speriamo che si possa uscire presto da questa situazione». 
La condivisione
«Non abbiamo ricevuto segnalazioni di particolari criticità perché le industrie avevano già da tempo i protocolli da largo anticipo - spiega Claudia Nicolai di Confindustria Centro Adriatico. - Tutto il personale in forza alle aziende ha condiviso le modalità dei protocolli. Ci sono alcune situazioni da chiarire come la validità dei certificati rilasciati all’estero o i vaccini non approvati in Europa. In più, l’attuale impalcatura a livello di privacy non permette di sapere se il Green pass deriva da vaccino o da tampone ma non è intenzione delle imprese di caricarsi il costo delle attività del tampone».

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