Solenne ingresso nella diocesi ascolana del vescovo Palmieri: «La Chiesa sta vivendo un cambiamento d’epoca»

L'ingresso del vescovo Palmieri nel Duomo di Ascoli Piceno
L'ingresso del vescovo Palmieri nel Duomo di Ascoli Piceno
di Luigi Miozzi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Novembre 2021, 05:35

ASCOLI - «Camminiamo insieme tutti quanti, senza mettere da parte nessuno». È questo il messaggio lanciato da monsignor Gianpiero Palmieri nel giorno del suo ingresso nella diocesi di Ascoli, il nuovo vescovo ha voluto lanciare un messaggio di speranza a tutta la comunità picena: non solo ai fedeli, ma anche ai sindaci del territorio che ha incontrato nel primo pomeriggio di ieri nella Sala della Vittoria di Palazzo Arengo

 
La telefonata
È stato lo stesso arcivescovo Palmieri - così come rivelato nel corso dell’incontro dal sindaco di Appignano, Sara Moreschini - a contattare personalmente i centralini dei comuni e chiedendo poter parlare con i primi cittadini e dar loro appuntamento per un primo incontro con gli amministratori locali. È stato il sindaco, Marco Fioravanti, a fare gli onori di casa e a evidenziare la necessità di rinsaldare i valori della società e di ricreare lo spirito di comunità dopo i periodi difficili vissuti prima a causa della crisi economica, poi del sisma e, infine, a seguito della pandemia.

«Come ricorda Papa Francesco - ha detto monsignor Palmieri rivolto alle autorità civili e militari seduti in sala - non stiamo vivendo un’epoca di cambiamento, bensì un cambiamento d’epoca.

Ed anche la Chiesa che ci sarà fra venti anni sarà decisamente diversa da quella che ha conosciuto la nostra generazione. Siamo in una fase di cambiamento ma, proprio per questo, molto feconda così come le crisi vissute potranno essere feconde e far nascere qualcosa. Facciamo tutti parte di un cantiere comune per ridare alle persone lavoro, vita sociale e tutto quello di cui hanno bisogno». 


La Quintana
Al termine dell’incontro con gli amministratori locali, il vescovo è stato salutato dalla Quintana e dai componenti del consigli del anziani in abiti medievali. Una rappresentanza di figuranti della rievocazione storica, al rullo dei tamburi e allo squillo delle chiarine, hanno salutato l’arrivo in piazza Arringo di monsignor Palmieri con un tripudio di colori delle bandiere dei sei sestieri schierati dietro al proprio consoli e ai gonfaloni. È stato questo il primo momento in cui il vescovo Gianpietro si è potuto rivolgere anche ai fedeli che lo attendevano in piazza.

«È una grande emozione essere qui - ha detto - e poter rivivere quelle emozioni che avevo vissuto da piccolo quando venivo a trovare i miei parenti. Ho visto da piccolo la Quintana ma non dirò quale sestiere tifavo. Ringrazio ciascuno di voi per questa accoglienza, con tutto il cuore». Quindi, dopo essersi ritirato in episcopio per prepararsi, per l’arcivescovo è iniziata la cerimonia di insediamento.

Prima della celebrazione eucaristica che è stata officiata alla presenza dei parroci della diocesi e dei vescovi delle Marche, c’è stata la benedizione dei fedeli presenti sul sagrato del duomo e quelli presenti all’interno della Cattedrale. Nel rispetto delle norme anti-Covid, le presenze sono state contingentate ma per poter consentire a tutti di seguire la funzione religiosa, era stato predisposto un maxi schermo in piazza e anche la diretta Facebook curata da Radio Ascoli e la diretta televisiva su Vera Tv.

A celebrare insieme con monsignor Palmieri, c’era monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti e nell’ultimo anno, a seguito delle dimissioni di monsignor Giovanni D’Ercole, amministratore apostolico della diocesi di Ascoli riuscendo a costruire e a rinsaldare nel corso dei mesi un legame significativo e proficuo con la comunità ascolana, così come ha riconosciuto anche dal sindaco Fioravanti che ha voluto ringraziare il vescovo Domenico per quanto fatto per Ascoli e tutto il territorio. 


Il cammino
«Oggi comincia il nostro cammino insieme - ha detto dall’altare della Cattedrale monsignor Palmieri -. E in questa occasione mi viene in mente quando un Papa, qualche secolo fa, prese un vescovo che fino a quel momento aveva dato una mano in Vaticano e lo mandò in questo luogo per diffondere la parola del Signore. Quel vescovo si chiamava Emidio. Camminiamo insieme, tutti quanti perchè siamo una comunità forte cha ha già fornito dei segni di speranza. Una comunità sana si riconosce dal fatto che mette al centro i più poveri e gli ammalati. Ci si accorgerà, poi, che saranno loro a prendersi cura di noi e non viceversa». 

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