Biodigestore e un altro impianto per i rifiuti spaventano i sindaci. Il comitato: «Il Piceno rischia di trasformarsi nella discarica di mezza Italia»

La lavorazione dei rifiuti nella discarica di Relluce
La lavorazione dei rifiuti nella discarica di Relluce
di Marco Vannozzi
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 09:00

ASCOLI - Rivoluzione verde e transizione ecologica sotto i riflettori: tiene banco la ghiotta possibilità di accedere ai sostanziosi finanziamenti del Pnrr. La convocazione dell’assemblea Ata con i sindaci chiamati a votare la delibera d’indirizzo si è risolta con un nulla di fatto e l’approvazione è stata rinviata. Merito della proroga concessa dal ministero per la scadenza del bando (entro il 23 marzo).


 

Il bando
La volontà espressa da parte del presidente Sergio Loggi e del direttore Ata, Claudio Carducci, è stata quella di darsi qualche tempo in più affinché i Comuni elaborassero al meglio i piani, soprattutto per quanto riguarda la parte tecnica e alcuni atti amministrativi. Tra una decina di giorni se ne riparlerà. In ballo 36 milioni di euro: circa 13 sono destinati a finanziare iniziative volte alla realizzazione di interventi per il miglioramento e la meccanizzazione delle rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

Per quanto invece riguarda la seconda linea di intervento (23 milioni), ecco una scheda progettuale per l’acquisizione di un finanziamento dell’importo di 17,9 milioni di euro per l’ammodernamento dell’impianto di compostaggio aerobico già esistente a Relluce, oltre a 4,7 milioni destinati all’implementazione di compostaggio in relazione alle esigenze dei Comuni. Il vulnus potrebbe nascere proprio in relazione all’opportunità del doppio impianto.

«Qualora realizzato non andrebbe ad aumentare i quantitativi trattati del polo di Relluce in quanto complementare al biodigestore anaerobico», si illustra nella relazione tecnica di Picenambiente. Dall’altra parte invece c’è chi ritiene che con l’approvazione di un impianto anaerobico (biodigestore) non abbia ragion d’essere l’ammodernamento di quello aerobico.

«Il biodigestore tratterà oltre 40 mila tonnellate di rifiuti. Con l’ipotesi di revamping e l’aumento delle potenzialità di quello aerobico, si passerebbe da 11 mila a 36 mila tonnellate di rifiuti verde e forsu (umido): già tutte le necessità dell’Ambito – afferma il sindaco di Appignano, Sara Moreschini -. I due impianti non sarebbero complementari: uno può fare a meno dell’altro». Il primo cittadino appignanese esprime più di una perplessità: «Ho ricevuto i progetti solo pochi giorni prima dell’assemblea Ata: 358 pagine di documentazione: c’è necessità di maggiore approfondimento, anche se non condivideremo l’impostazione del doppio impianto».

Contrario anche il sindaco di Castel di Lama, Mauro Bochicchio, non ci sta nemmeno il Comitato anti inquinamento Villa Sant’Antonio-Castel di Lama. «Rifiuti prodotti da chi? Importati da dove? Un impianto che si somma al biodigestore della Valdaso da 68.000 tonnellate e a quello di Relluce da 40.000 – fa sapere -. Certo per il primo è già stato avviato ricorso, per quello di Relluce partirà a breve, ma nel complesso il quadro è sconcertante: il Piceno come discarica di mezza Italia».


L’obiettivo
Secondo il sindaco di Castignano, Fabio Polini, bisogna spostare l’obiettivo. «Dobbiamo spingere l’acceleratore sull’intervento per il miglioramento e la meccanizzazione delle rete di raccolta differenziata. È necessario avere una visione simile: tutti noi sindaci dobbiamo impegnarci affinché la maggior parte dell’umido rimanga sul proprio territorio. A quel punto possiamo fare i conti e ragionare su quale quantità resterebbe fuori e valutare la decisione tra impianto aerobico e anaerobico – sostiene il primo cittadino -. Sotto questa luce allora sarebbe una partita che il presidente Loggi dovrebbe poi giocarsi a livello regionale». 

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