Il Tronto fa ancora paura, si ignorano tutti gli allarmi da oltre 30 anni: cosa c'è da fare: Ma nessuno ha mai cominciato i lavori

Il Tronto fa ancora paura, si ignorano tutti gli allarmi da oltre 30 anni: cosa c'è da fare: Ma nessuno ha mai cominciato i lavori
Il Tronto fa ancora paura, si ignorano tutti gli allarmi da oltre 30 anni: cosa c'è da fare: Ma nessuno ha mai cominciato i lavori
di Laura Ripani
4 Minuti di Lettura
Sabato 17 Settembre 2022, 02:30

ASCOLI - Era il 9 aprile del 1992 quando il fiume Tronto, dopo ore e ore di pioggia esondò all’altezza di Porto d’Ascoli: fu una delle più disastrose alluvioni del secolo scorso nelle Marche e non fece vittime solo perché accadde di giorno quando un po’ tutti coloro che vivevano al piano terra delle abitazioni riuscirono a mettersi in salvo. La scorsa primavera si sono celebrati i 30 anni da quei tragici fatti ma poco è stato realizzato per mettere il fiume in sicurezza.
 

Il progetto
 

Di fatto è stato rimosso soltanto uno dei fattori di rischio che portarono all’esondazione: è stato demolito e ricostruito il ponte automobilistico sulla statale Adriatica, al confine tra Marche e Abruzzo. Per il resto nulla di quanto auspicato dall’ingegner Vincenzo Marzialetti nella sua deposizione al processo che portò alla condanna dell’unico colpevole l’ingegner Vincenzo Mattiolo progettista per il ministero del restringimento degli argini, è stato fatto. Nella sua deposizione, il tecnico del Genio Civile, ancora in servizio, spiegava come siano tre le direttrici sulle quali è necessario intervenire non per azzerare - nel campo della Protezione civile nulla può essere dato per scontato - ma per ridurre il rischio di eventi estremi. Si dovrebbe, a detta del professionista tra i più quotati in Italia, intervenire nuovamente sul ponte della ferrovia perché i lavori effettuati non sarebbero sufficienti. Si rischierebbe, infatti, che, in caso di piena straordinaria, gli alberi sradicati a monte possano incastrarsi sotto i piloni del cavalcavia il quale non potrebbe reggere e quindi essere spazzato via. Ma Marzialetti, nella sua disamina della situazione sulla base dei fatti di 30 anni fa, invitava a intervenire pure sugli affluenti laterali del fiume la chiusura dei quali non sarebbe stata ancora completata così da far restare aperto l’argine in più punti dell’asta lungo il suo percorso vallivo. In terzo luogo sarebbe necessario, a monte del fiume, provvedere alla manutenzione dell’alveo affinché la furia delle acque non sia capace di sradicare gli alberi che diventano veri e propri proiettili sparati sui ponti. Insomma, se è vero che si conta una ricorrenza della piena come quelle del ‘92 ogni 200 anni, con un clima che si sta estremizzando sempre di più per colpa dell’uomo e del suo voler saccheggiare la natura non è scontato un tempo così lungo. Dunque la parola d’ordine sarebbe intervenire prima possibile, un compito che spetterebbe ai politici. Nello specifico alla Regione Marche, tramite il suo braccio operativo che è il Genio Civile che è appunto l’organo statale periferico, con compito di controllo, monitoraggio e sovrintendenza sulle opere pubbliche. Ma è chiaro che sarebbe necessaria una volontà politica forte, capace di prevenire situazioni di emergenza e non purtroppo intervenire solo dopo le devastazioni. ne è convinto anche Franco Paoletti, presidente delle Regione dal novembre 1994 al giugno 1995 che lancia l’allarme proprio per la zona della Sentina.
 

Il metodo
 

«È vero - dice Paoletti - che è stato realizzato il sottopasso all’altezza della Coop allo scopo di far defluire le acque in caso di pena straordinaria del fiume ma probabilmente questo intervento non sarebbe sufficiente. A mio avviso il Comune dovrebbe fare una verifica di tutti i sottopassi dell’ex area industriale di Porto d’Ascoli che sono ostruiti. Ci sono due linee ferroviarie sotto le quali è necessario verificare la situazione: la Ascoli-Porto d’Ascoli e la linea Adriatica. E l’amministrazione si deve fare portavoce di un monitoraggio a livello centrale di cosa sta accadendo e se ci sono pericoli. Comunque un controllo deve essere effettuato. Nonostante siano trascorsi 30 anni, infatti, chi c’era non può dimenticare cosa è accaduto e rivedere oggi certe immagini che nel nord della Regione hanno portato morte e distruzione fa tornare il terrore anche sul nostro territorio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA