ASCOLI - Sono ancora tante, ben 764, per un totale di 1688 persone, le famiglie ascolane che sono ancora in attesa di tornare nella propria abitazione. Quella abitazione resa inagibile dalle scosse telluriche di ben cinque anni fa che hanno colpito duramente il capoluogo piceno e tutto l’hinterland. Un dato sicuramente significativo, emblematico di come il terremoto, da queste parti, abbia colpito duramente il tessuto edilizio e la stessa popolazione.
Un numero, quello delle famiglie ancora sfollate e trasferitesi in abitazioni provvisorie (anche fuori città), che evidenzia come sia ancora molto lontano il ritorno alla normalità sotto le cento torri. Anche se, circa 15 mesi fa, ovvero nel giugno 2020, c’era stato un primo segnale importante con l’addio al contributo di autonoma sistemazione (Cas) per circa 200 famiglie, per la precisione 211, rientrate quindi, finalmente, nelle proprie abitazioni. Ma, considerando che proprio nel maggio 2020 i nuclei familiari beneficiari del contributo erano ben 951, c’è da dire che dall’estate 2020 ad oggi poco è cambiato, almeno sulla carta, essendo ancora ben 764 quelli ancora fuori di casa secondo il dato aggiornato a settembre 2021.
Sembra assurdo, dati alla mano, che siano ancora oltre 700 le famiglie in attesa di rientrare nelle originarie abitazioni dopo le scosse di terremoto di 5 anni fa. Si tratta di 1.688 persone che abitano ancora in case affittate temporaneamente, sul territorio comunale ma anche, in molti casi, fuori città. In diversi, ad esempio, hanno scelto la costa in attesa di poter rientrare. Ma la farraginosità delle procedure ha portato ad una dilatazione dei tempi consistente. E, tra l’altro, questa situazione comporta anche l’erogazione di una somma complessiva mensile, per supportare queste famiglie per il disagio subìto, oltre mezzo milione di euro che sale a quasi 600mila euro (circa 585mila) se si considerano anche la riattivazione di alcuni contributi che erano stati sospesi con erogazione anche dei mesi arretrati.
E il dato delle famiglie ancora in attesa di rientrare nell’abitazione resa inagibile dal sisma è ancor più importante se si pensa che diverse richieste, almeno 150, non erano state ripresentate nel momento in cui era stato previsto il rinnovo o meno dei contributi perché magari per queste famiglie non c’erano più i requisiti richiesti.
I dati ufficiali confermano indirettamente, dunque, che sono ancora qualche centinaio, secondo i riscontri almeno 400, i cantieri post sisma che devono ancora essere attivati o arrivare alla conclusione degli interventi.
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