L’Ast assente al gran ballo degli euro, resta la Cenerentola delle Marche. Per le spese del personale meno risorse del 2022

L'ospedale Mazzoni
L'ospedale Mazzoni
di Nino Orrea
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Mercoledì 15 Febbraio 2023, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 07:23

ASCOLI - Nel settore della sanità, il Piceno cenerentola era e cenerentola rimane. Che questa affermazione non sia tanto campata in aria è dimostrato dalla ripartizione della spesa del personale della sanità, prevista nel bilancio 2023 dalla Regione, che vede l’Ast di Ascoli, unica tra le aziende delle Marche, con il segno meno davanti.

Infatti, rispetto al 2022 quando all’ex Area vasta 5, relativamente alla spesa per il personale, arrivarono 112.834.764 euro, la spesa per quest’anno è prevista in 110.995.788 euro, cioè, quasi due milioni in meno. 

Discorso completamente diverso per le altre aziende della regione, con l’Ast di Pesaro che passa dai 93 milioni del 2022 ai 95,3 milioni di quest’anno, l’Ast di Ancona che passa dai 176 milioni di euro del 2022 ai 181,3 milioni di euro di quest’anno (+5,3 milioni), mentre l’Ast di Macerata non si può certamente lamentare con una ripartizione per il 2023 pari a 153 milioni di euro rispetto ai 148 milioni di euro dello scorso anno.

Molto più contenuto, invece, l’incremento di spesa per il personale previsto per l’Ast di Fermo che passa dai 73,6 milioni di euro del 2022 ai quasi 75 milioni di euro del 2023 (+ 1,4 milioni).

Come si vede dalle cifre, l’Ast di Ascoli esce fortemente ridimensionata e questo a dispetto delle assicurazioni dell’attuale giunta regionale che al momento del suo insediamento aveva più volte sottolineato come il Piceno non sarebbe stata, in campo sanitario, più la cenerentola delle Marche. Meno male ci sarebbe da dire, perché se in Regione non avessero avuto un occhio particolare per il Piceno, chissà, forse quest’anno sarebbero arrivate le briciole. 

Una ripartizione dei fondi per il personale che ha mandato su tutte le furie politici, chiaramente dell’opposizione, e sindacati, che proprio questa mattina manifesteranno davanti la palazzina che ospita il commissario straordinario, Vania Carignani. «Con questo taglio e se le cifre rimarranno queste – spiega Giorgio Cipollini, responsabile della Funzione pubblica della Cisl – sicuramente gran parte delle persone assunte a tempo determinato non si vedranno rinnovare il loro contratto e torneranno a casa. Tutto questo in aggiunta alla definizione della posizione funzionale dei 27 coordinatori sanitari i quali svolgono una funzione non prevista dal contratto del lavoro». Ad aprire il fuoco di sbarramento è la consigliera regionale del Partito democratico, Anna Casini che in proposito sottolinea: «non c’è nulla di nuovo sotto il sole per la cenerentola delle Marche e a rimetterci saremo noi cittadini per la qualità dei servizi offerti. Certo è che tale scelta della giunta regionale non è altro che l’ennesimo atto che costringerà i cittadini a rivolgersi al privato per servizi che, invece, dovrebbero essere pubblici». 

Anche il parlamentare del Pd, Augusto Curti, interviene nel dibattito. «Negli ultimi periodi – scrive Curti - seppure a fronte di una fase di normalizzazione post-covid, le politiche adottate dalla Regione Marche hanno destabilizzato l’intero comparto. I livelli di disservizi raggiunti nei confronti dei cittadini sono allarmanti e cresce, di giorno in giorno, il disagio degli operatori costretti a lavorare in condizioni inaccettabili. Lo slogan sbandierato durante le ultime elezioni regionali “Mai più la Cenerentola delle Marche”, fornisce il senso di una grande beffa realizzata a danno dei cittadini. La sanità nel Piceno, infatti, era stata individuata dalla nuova giunta come il punto qualificante delle proprie politiche. Oggi, per l’esecutivo marchigiano, la situazione venutasi a generare risuona invece come una sentenza di piena colpevolezza. Nelle prossime ore mi farò promotore di un incontro con le rappresentanze sindacali dell’Ast, al fine di approfondire compiutamente tutte le criticità che emergono dall’esperienza quotidiana degli operatori».
 

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