Gli adeguamenti dei prezzi non bastano e l'inflazione rallenta i cantieri della ricostruzione. Le preoccupazioni dell'Ance

Un cantiere
Un cantiere
di Luca Marcolini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Ottobre 2022, 02:20

ASCOLI - L’inflazione rallenta la ricostruzione post terremoto. Anche nel Piceno e in una città come Ascoli dove il numero di cantieri, tra quelli aperti e quelli ancora sulla carta, è davvero consistente con ben 835 le pratiche istruite finora per la ricostruzione privata. Inevitabilmente, di fronte a prezzi per i materiali nei cantieri che lievitano in certi casi fino all’80%, è chiaro che la grande mole di lavori da eseguire è rallentata dal caro prezzi in continua crescita, nonostante gli sforzi fatti dal commissario per il sisma Giovanni Legnini per un equo adeguamento dei prezzi da rimborsare. 
 

E se sul fronte privato sono le imprese a cercare di fare i salti mortali per non mollare, sul versante pubblico gli enti locali si rimboccano le maniche e si ingegnano per riuscire a procedere con i previsti interventi antisismici sulle scuole tra rimodulazioni progettuali e aggiustamenti in corsa. Come avvenuto, ad esempio, con la Provincia che per l’adeguamento sismico dell’edificio che ospita l’istituto Umberto I (Geometri e Ragioneria), ad Ascoli, ha disposto un’integrazione progettuale, in base al nuovo prezzario, per procedere con l’intervento finanziato con 4,1 milioni di euro. E, sempre sul fronte delle scuole, l’Aremgo ha avviato tutte le procedure progettuali (e in alcuni casi concludendole) tenendo conto dei finanziamenti disponibili e, prudenzialmente, degli eventuali accorgimenti per rendere cantierabili gli interventi nonostante il caro prezzi. Si è ancora molto indietro, invece, a causa dell’attesa graduale dello sblocco dei vari finanziamenti, sulla ricostruzione pubblica più in generale, con diversi edifici danneggiati dal sisma ancora al palo. 

L’effetto dell’inflazione sui prezzi, con rialzi continui, crea incertezze e rallentamenti sugli interventi legati alla ricostruzione nelle zone del sisma, tra cui anche Ascoli – che è una delle città con il maggior numero di potenziali cantieri - e il Piceno. Basti pensare che, come confermato dai dati e le proiezioni diffuse dal Ministero delle infrastrutture, i prezzi nel settore dell’edilizia crescono a vista d’occhio, in certi casi fino all’80%, e dovrebbero continuare a crescere anche nel 2023. È chiaro, dunque, che anche sul fronte della ricostruzione, nonostante gli sforzi compiuti dall’ufficio commissariale con adeguamenti dei rimborsi, si stia facendo una continua rincorsa rispetto al rialzo dei prezzi. 

Il presidente dell’Ance (Associazione costruttori edili) della provincia, Massimo Ubaldi, conferma rallentamenti e difficoltà. «Sul fronte della ricostruzione post sisma – spiega Ubaldi – le procedure sono più snelle rispetto alle quelle per le opere pubbliche ordinarie, ma nonostante questo e considerando anche gli adeguamenti del prezzario da parte del commissario del sisma, ci sono rallentamenti, con rimodulazioni di progetti, per i costi che continuano ad aumentare.

E per le opere pubbliche ordinarie, dove dopo il decreto governativo del 16 maggio per un adeguamento delle compensazioni sui prezzi, ancora alle imprese non è arrivato un soldo. Con il rischio che diversi cantieri possano fermarsi». Anche Paola Senesi, segretaria della Fillea-Cgil provinciale, sottolinea come «la fase che si sta vivendo, con rincari dei prezzi dei materiali, la difficoltà di reperimento ed il rientro dell’energia, impone una riflessione sull’organizzazione del lavoro e la qualità delle costruzioni. La ricostruzione e le opere legate al Pnrr daranno continuità al settore, ma si deve tutelare la sicurezza dei lavoratori e valorizzare le imprese sane del territorio». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA