Omicidio Cianfrone, in aula i testimoni raccontano particolari discordanti. Ecco che cosa non torna

Giuseppe Spagnulo
Giuseppe Spagnulo
di Luigi Miozzi
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Venerdì 9 Luglio 2021, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 15:45

 ASCOLI - Gli abiti indossati dal killer, le modalità con cui è stato compiuto l’agguato, i colpi di arma. Su questi elementi si sono basate le testimonianze dei primi quattro testimoni ascoltati ieri mattina dai giudici della corte d’assise di Macerata nel corso della prima udienza del processo per l’omicidio di Antonio Cianfrone, l’ex comandante dei carabinieri di Monsampolo ucciso il del 3 giugno dello scorso anno mentre stava facendo jogging sulla pista ciclabile di Pagliare. 

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Le accuse
Per quei fatti, sono accusati di omicidio premeditato i coniugi Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo ritenuti dalla Procura di Ascoli che ha coordinato le indagini gli unici responsabili.

Ad essere ascoltate sono le persone che quel giorno di tredici mesi fa si trovavano nei pressi in cui Cianfrone è stato freddato a colpi di pistola: ognuno di loro ha ricordato quei minuti concitati fornendo la propria versione. Nel corso del dibattimento in aula, incalzati anche dai difensori della coppia, gli avvocati Alessandro Angelozzi e Felice Franchi, alcuni dei testimoni avrebbero riferito dei particolari per quanto riguarda gli indumenti indossati dai killer che sarebbero differenti da quanto avrebbero accertato in sede di indagine dagli investigatori. In particolare, davanti ai giudici c’è chi ha sostenuto che le due persone viste sparare a Cianfrone indossavano vestiti lunghi e di colore nero. Particolari che non troverebbero riscontro nelle immagini catturate dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona e che avevano ripreso la coppia subito dopo l’omicidio. «Nel corso dell’udienza - sostiene il difensore di Giuseppe Spagnulo, l’avvocato Felice Franchi - dai testimoni sono emersi elementi diversi rispetto all’ipotesi formulata dalla Procura».


Le ricostruzioni
Sono emerse ricostruzioni diverse compreso anche il numero dei colpi che i testimoni hanno sentito esplodere. «Nessuno dei testimoni sentiti oggi (ieri, ndr) - ha evidenziato l’avvocato Alessandro Angelozzi che difende Francesca Angiulli - ha riconosciuto gli autori dell’omicidio e non è emerso nulla. Inoltre, ci sono state delle versioni discordanti per quanto riguarda il numero dei colpi di pistola e siano stati sparati in rapida successione oppure no». In apertura di udienza c’era stato un acceso confronto dopo che il Pm aveva chiesto di acquisire agli atti le dichiarazioni testimoniali e le trascrizioni di quanto già dichiarato dai testi in fase d’indagine. Richiesta fortemente avversata dall’avvocato Angelozzi, insieme al collega Franchi, che ha chiesto ed ottenuto che l’istanza venisse rigettata. Il giudice, inoltre, ha dato incarico ad un perito di procedere alla trascrizione delle intercettazioni ambientali e telefoniche che sono state eseguite nel corso dall’attività investigativa nei giorni successivi all’omicidio dell’ex comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo. I familiari della vittima hanno rinunciato a costituirsi parte civile. Il processo è stato poi aggiornato al 15 luglio.

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