ASCOLI - Una perizia riapre il processo per l’omicidio di Antonio Cianfrone. Quando tutti attendevano la sentenza per Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo ritenuti i presunti responsabili dell’agguato che il 3 giugno del 2020 costò la vita all’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo, il presidente della corte d’assise di Macerata, il giudice Andrera Belli, dopo due ore e mezzo di camera di consiglio, ha disposto una nuova perizia sui residui di polvere da sparo rinvenuti sulle manopole della motocicletta sequestrata ai coniugi Spagnulo e che secondo l’accusa sarebbe quella utilizzata dai killer.
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Il colpo di scena
Un vero e proprio colpo di scena che è arrivato alle 15 di ieri pomeriggio quando il presidente Belli, insieme con il giudice a latere Daniela Bellesi e i giudici popolari, è rientrato in aula annunciando la necessità di dover far eseguire da un nuovo consulente che verrà nominato nel corso dell’ udienza del 13 gennaio ulteriori approfondimenti scientifici. «Non è una sorpresa, è quello che abbiamo sempre sostenuto - ha commentato l’avvocato Felice Franchi, uno dei difensori dei due imputati -.
Le particelle
Anche l’altro difensore di Giuseppe Spagnulo, l’avvocato Alessandro Angelozzi chiarisce alcuni aspetti tecnici sulla necessità di dover eseguire un’altra perizia: «Bisognerà stabilire se quella particella rinvenuta sulle manopole della motocicletta possa o non possa appartenere alla rosata dello sparo - sottolinea il penalista -. Perchè, se quella particella così come è stata rinvenuta, non appartiene a tre elementi della composizione della polvere da sparo, il processo si è chiuso. E questo perchè, secondo la nostra valutazione, le prove sono un po’ povere». Increduli, invece, i familiari di Antonio Cianfrone che hanno assistito all’udienza e all’uscita dal tribunale hanno mostrato la loro delusione per la decisione della corte. «Ancora una volta si mette in dubbio l’operato dei carabinieri - dice la sorella della vittima, Patrizia -. Lo hanno fatto prima con mio fratello ed ora mettendo in discussione le analisi effettuate dal Ris». L’udienza si era aperta con le repliche delle parti dopo che nella scorsa udienza c’era la stata la discussione con la requisitoria della pubblica accusa e le arringhe dei difensori Angelozzi, Franchi e Di Marcello che difende Francesca Angiulli. Ieri, il pm Umberto Monti ha ribadito che non ci sono dubbi sul fatto che a compiere l’omicidio siano stati i due imputati e per questo ha ribadito la propria richiesta di condanna all’ergastolo con isolamento diurno per tre mesi e nessuna attenuante concessa per entrambi. Per il pm sono loro quelli ripresi dalle telecamere di un bar il giorno in cui è stato compiuto l’omicidio, sono loro che in sella alla moto si recano sotto l’abitazione di Antonio Cianfrone, sono sempre moglie e marito a raggiungere l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo sulla pista ciclabile, ovvero gli stessi che poi vengo oi ripresi dalle telecamere di videosorveglianza di una abitazione nelle vicinanze del luogo del delitto sfrecciare in sella alla mo.
La ricostruzione
Una ricostruzione contestata invece dai difensori che, dal canto loro, hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti evidenziando quelle che vengono ritenuti i punti deboli del castello accusatorio. A cominciare, come sostenuto dall’avvocato Angelozzi, dagli indumenti indossati dai killer e descritti dai testimoni che sarebbero diversi da quelli indossati da Angiulli e Spagnulo.