Ocma, crac da 90 milioni e bancarotta fraudolenta, la Procura chiede 7 rinvii a giudizio

Ocma, crac da 90 milioni e bancarotta fraudolenta, la Procura chiede 7 rinvii a giudizio
Ocma, crac da 90 milioni e bancarotta fraudolenta, la Procura chiede 7 rinvii a giudizio
di Luigi Miozzi
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Sabato 6 Novembre 2021, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 12:40

ASCOLI - Un buco in bilancio da novanta milioni di euro, una notevole e progressiva riduzione del patrimonio netto arrivata a toccare nel corso degli anni oltre il 49% e una serie di presunte irregolarità contabili che sarebbero state compiute per falsificare i bilanci e occultare il grave stato di dissesto finanziario in cui versava la società. Un crac di circa 90 milioni di euro che ha travolto la Ocma, società ascolana, per anni leader nella produzione di alluminio e dichiarata fallita dal tribunale di Ascoli nell’aprile del 2016. 

Le richieste

Per questi fatti, sette persone sono finite al centro dell’inchiesta della Procura di Ascoli che ha chiesto il rinvio a giudizio per coloro che nel corso degli anni tra il 2008 e il 2014, ciascuno per le proprie responsabilità e per le proprie funzioni, avevano ricoperto ruoli di amministratori, componenti del consiglio di amministrazione e revisori dei conti della società ipotizzando nei loro confronti, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice patrimoniale. È fissata per martedì prossimo l’udienza preliminare davanti al giudice del tribunale di Ascoli che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Ascoli.

Agli amministratori viene contestato il fatto che con la loro condotta hanno comportato il dissesto finanziario dell’azienda fino a portarla al fallimento mentre ai revisori dei conti viene contestato l’omesso controllo sull’attività finanziaria e il non aver vigilato violando i loro doveri e, secondo l’accusa, avallando di fatto l’operato degli amministratori. 

Le indagini

La lunga e complessa indagine portata avanti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Ascoli avrebbero riscontrato presunte irregolarità contabili gravissime e la supposta falsificazione dei bilanci societari rendendoli inattendibili al fine di procrastinare l’inevitabile fallimento. Fra le contestazione che la Procura fa agli indagati c’è anche quella di aver conferito un ramo d’azienda di una società controllata in maniera tale da poter iscrivere a bilancio del 2009, tra i proventi societari, oltre nove milioni di euro con lo scopo di abbattere la pesante perdita superiore a cinque milioni di euro, generando invece un utile di circa tre milioni. Inoltre, gli inquirenti ritengono che non siano stati previsti nel triennio 2009-2011 i fondi rischi per lo smaltimento dei rifiuti della lavorazione accumulati nel corso degli anni per un importo di 2,7 milioni di euro così come la mancata svalutazione nel bilancio del 2009 di crediti per oltre 9 milioni di euro nei confronti di alcune società controllate la cui esigibilità era incerta. Tra i setti capi di imputazione presenti nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore della Repubblica Umberto Morti, c’è anche quello di aver eseguito pagamenti, durante il periodo compreso tra la richiesta di concordato presentato nel dicembre del 2012 e il decreto di ammissione, di debiti precedenti alla procedura per un importo di circa 1,2 milioni di euro, così come rilevato dai commissari giudiziali che vennero nominati. Tra le parti offese, figura ora anche la curatela fallimentare della Ocma.

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