Interessi più bassi sui buoni friìuttiferi, una donna fa causa a Poste Italiane e ottiene quanto le spettava

Il tribunale
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di Luigi Miozzi
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 10:40

ASCOLI - Era il 1989 quando la nonna regalò alla nipote quattro buoni postali del valore di un milione di lire ciascuno. A distanza di trent’anni, la nipote, alla scadenza prevista, si è presentata allo sportello per chiedere il rimborso dell’investimento ma, con sorpresa, si è vista corrispondere una cifra più bassa di quella che era riportata sul retro dei titoli. Dopo circa un anno e mezzo di battaglie legali, il giudice ha condannato Poste italiane a rifondere la differenza.

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Tutto ha inizio alla fine del 1989 quando la nonna di una ragazza ascolana decide di investire un po’ dei suoi risparmi in favore della nipote: si reca all’ufficio postale del paese in provincia di Vicenza dove risiede e sottoscrive quattro buoni fruttiferi trentennali del valore di un milione ciascuno e che avrebbero dovuto garantire 258mila lire di interessi a bimestre.

A dicembre del 2019 la nipote prende quel regalo che aveva custodito gelosamente e si reca alle poste per riscuoterli ma con sua grande sorpresa si accorge che quei quattro buoni hanno avuto un rendimento più basso di quello che era stato garantito.

La somma che gli viene pagata è di circa 5.300 euro invece degli 11mila che sarebbero dovuti essere. Incredula, la donna chiede spiegazioni. Viene informata che la stampa dei buoni postali con sul retro riportato il rendimento annuale era avvenuta prima del 1986, ovvero in periodo antecedente l’entrata in vigore del decreto Goria.

L’allora ministro delle Finanze firmò il provvedimento che stabilì un rendimento più basso per i buoni postali, sia di quelli già emessi che di quelli che sarebbero stati emessi in futuro. Le poste, invece di ristampare i buoni, continuarono ad utilizzare i vecchi aggiornandoli con una nota in calce che faceva riferimento al decreto e dandogli data certa di decorrenza attraverso l’apposizione del timbro a data in uso agli sportelli. 

La donna, certa di aver subito un torto, si rivolge all’avvocato Antonio Renis del foro di Macerata che ha una certa esperienza in materia e che avvia subito una battaglia legale davanti al tribunale di Vicenza. A distanza di circa un anno e mezzo, la donna ha visto riconosciute le sue ragioni e le tesi del suo difensore che in giudizio ha sostenuto che il decreto Goria poteva modificava i tassi per i primi 20 anni ma non per i successivi 10. Tesi accolta dal giudice che ha condannato Poste italiane a versare alla signora i circa seimila euro di differenza che le spettano. 

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