Positivi al Covid 70 operatori sanitari: emergenza totale, ospedali senza più infermieri

Positivi al Covid 70 operatori sanitari: emergenza totale, ospedali senza più infermieri
Positivi al Covid 70 operatori sanitari: emergenza totale, ospedali senza più infermieri
di Luigi Miozzi
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Sabato 2 Luglio 2022, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 15:55

ASCOLI  - La mancanza di personale, medico e infermieristico, si aggrava sempre di più e rischia di ripercuotersi sensibilmente sui servizi ai cittadini. A rendere ancor più complicata la situazione ci si è messo ancora una volta il Covid e la nuova ondata di contagi che inevitabilmente non ha risparmiato i sanitari in servizio al Mazzoni e al Madonna del Soccorso. 

Sono una settantina gli operatori al momento positivi, una cinquantina solo quelli di Ascoli, che pertanto vanno ad incidere sulle sempre maggiori difficoltà per coprire i turni di lavoro.

Anche perchè, nonostante la proroga fino alla metà del prossimo mese di settembre dei circa trecento contratti a tempo determinato, gran parte di loro dovranno consumare prima della scadenza i giorni di ferie che hanno accumulato nel corso dei mesi e che non hanno potuto godere a seguito del blocco imposto nel periodo Covid. Nel frattempo l’Area vasta 5, nel tentativo di provare a dare una spinta decisa alla campagna vaccinale che da tempo segna il passo, ha predisposto un nuovo punto di somministrazione davanti al pronto soccorso di San Benedetto dove è stato posizionato uno dei camper a disposizione che garantirà il servizio il lunedì e mercoledì dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 14 alle 18.


Inoltre, è stata predisposta l’apertura il martedì e giovedì dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 14 alle 16 del punto vaccinale di Ascoli presso la Casa della gioventù di Pennile di sotto che rimarrà aperto anche nella giornata di oggi dalle ore 9 alle 11 per coloro che vorranno vaccinarsi. Sabato prossimo,9 luglio, invece lo si potrà fare con gli stessi orari a San Benedetto. Sono sul piede di guerra i sindacati poichè il personale è allo stremo e dai vertici dell’Asur non arrivano, almeno per il momento, notizie rassicuranti. Tanto più che, negli ultimi giorni si sta registrando un leggero incremento dei ricoveri a causa della pandemia sebbene ancora la situazione non preoccupa. Altro argomento spinoso è quello dell’accorpamento dei reparti, soprattutto nel periodo estivo. Non va dimenticato che da quasi due anni il reparto di Urologia è accorpato con quello di Chirurgia che va ad incidere sull’attività ospedaliera e su un eventuale potenziamento delle unità operative. Ma la mancanza di personale specializzato si ripercuote anche sui servizi assistenziali domiciliari. Dallo scorso 30 giugno hanno terminato la loro attività le Usca, le unità speciali di continuità assistenziali che in piena pandemia hanno svolto un prezioso lavoro per fronteggiare il virus e cercare di evitare le ospedalizzazioni. 
Le Uca
Da ieri il decret o ministeriale sul riordinmo dei servizi sanitari ha previsto l’istituzione delle Uca, ovvero le unità di continuità assistenziale, prevedendo la presenza di un medico e di un infermiere sul territorio ogni centomila abitanti. Il problema è che non si trovanoi medici: quelli che hanno appena terminato il servizio come Usca si stanno guardando intorno, tenuto conto anche del trattamento economico decisamente inferiore. Per i medici Usca era infatti prevista una retribuzione che si aggirava sui 44 euro all’ora mentre quelli Uca sono stati equiparati ai medici di continuità assistenziali, ovvero coloro che svolgono il servizio di guardia medica, che viene pagato intorno ai 25 euro all’ora. Va inoltre evidenziato che molti di coloro che avevano consentito il servizio delle unità speciali di contiunuità assistenziali in tempo di Covid, garantivano già i turni di guardia medica mentre molti di loro hanno ripreso l’attività di specializzazione nelle sedi universitarie. Pertanto, il servizio Uca, che potrebbe rivelarsi decisivo nelle cure domiciliari evitando le ospedalizzazioni in molti casi, tra i quali quelli di pazienti che necessitano di trasfusioni o cure simili, rischia di segnare il passo almeno fino a quando non verranno reperite le professionalità necessarie. 

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