CASTEL DI LAMA - Il ponte sul Tronto non è sicuro. La storica infrastruttura che collega lo svincolo dell’Ascoli Mare con Castel di Lama e Offida attraverso la strada provinciale Mezzina, nonché dà accesso a tutto il sud del territorio marchigiano e alle prime località abruzzesi e al centro commerciale Città delle Stelle sarà presto abbattuta, sicuramente nella sua corsia est. Al suo posto sorgerà un nuovo ponte che svolgerà la funzione strategica e fondamentale di collegamento delle principali arterie della vallata con Ascoli, San Benedetto, l’entroterra e i vicini abruzzesi? Molto dipenderà dall’esito delle prove di carico sulla corsia sana, quella ovest che sale verso Ancarano, destinata a smaltire tutto il traffico in entrata e uscita nell’attesa di prendere una decisione.
Che cosa fare? «Di certo, continuare a sovraccaricare la corsia sana finché non si logorerà non ha senso. Dobbiamo fare pressioni sulle Regioni Marche e Abruzzo, direttamente coinvolte, insieme all’Anas affinché ci sostengano nel finanziare una nuova opera - spiega il presidente della Provincia, Sergio Loggi - perché oggi le nostre forze, come Provincia, sono state messe all’angolo: non abbiamo la possibilità di ricostruire un ponte strategico per entrambe le regioni. Occorre ragionare su un ponte nuovo, perché il vecchio ha mille problemi idraulici». Alla viabilità e alle infrastrutture in ritardo atavico nel Piceno si aggiunge il problema delle zone industriali che fanno fatica: in alcune aree i mezzi pesanti transitano nei centri urbani con un evidente disagio per gli abitanti ed in contrasto con la politica di rendere residenziali gli agglomerati abitati. Il ponte in quest’ottica è fondamentale. Sottolinea il presidente Loggi: «I nostri pochi fondi ottenuti come da decreto servono per la manutenzione ordinaria: asfalti e i tappetini. Non è poco ma non basta: metteremo la strada in sicurezza ma occorrono progetti a lungo termine».
Risale alla seconda guerra mondiale
Il ponte di Castel di Lama risale alla seconda guerra mondiale: come raccontano i testimoni, allora bambini, fu costruito in brevissimo tempo dai polacchi sotto l’ordine dei generali americani che dovevano far attraversare la vallata dalle truppe alleate, sacrificando anche una piantagione di 200 pioppi. «La nostra provincia ha un grande potenziale, ma dobbiamo iniziare a ripartire dalla condivisione territoriale e ragionare in termini di Piceno - conclude Loggi. - Questo ponte può diventare il simbolo della nuova cultura e avere risvolti economici e sociali determinante per il futuro».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout