Emergenza idrica nel Piceno, impianti di soccorso attivati. Dimezzata la portata della sorgente di Arquata

L'impianto di soccorso idrico della Ciip a Castel Trosino
L'impianto di soccorso idrico della Ciip a Castel Trosino
di Luigi Miozzi
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Giovedì 2 Giugno 2022, 06:20

ASCOLI - L’eccezionale ondata di caldo che sta investendo di nuovo la nostra provincia rischia di mettere in crisi il sistema idrico locale già alle prese con le ferite mai rimarginate del terremoto. Sono entrati in funzione gli impianti di soccorso ma se il caldo e la siccità dovessero perdurare non è escluso che si vada incontro ai razionamenti notturni come è avvenuto lo scorso anno. Sembra infatti essere una crisi idrica senza fine. A distanza di quasi sei anni dal terremoto che ha aggravato pesantemente una situazione già critica in precedenza, le portate delle sorgenti non accennano a risalire ed il Piceno si appresta a vivere un’altra stagione con lo spettro che i rubinetti possano rimanere a secco. 

Poche precipitazioni
La stagione invernale particolarmente siccitosa e povera di precipitazioni piovose e soprattutto nevose ha consentito a bacini idrogeologici di “ricaricarsi” in maniera poco consistente e tale da obbligare un uso oculato della risorsa idrica a disposizione. Per questo, continua a permanere lo stato di allerta “Rosso - Terzo livello” e la Ciip è impoeganta a monitorare costantemente la situazione, così come avvenuto nelle passate stagioni, ed è pronta ad intervenire per cercare di ridurre al minimo i disagi e i disguidi per gli utenti, soprattutto in vista dell’approssimarsi della stagione turistica. A preoccupare maggiormente le sorgenti e la quantità d’acqua che in questo momento riescono a garantire. 


Il raffronto
Il raffronto tra la situazione attuale e quella pre sisma consente di focalizzare al meglio la gravità della crisi che da anni si sta affrontando. Prima del 2016, la sorgente di Pescara, che è quella che un tempo garantiva il flusso idrico principalmente ad Ascoli e alla Vallata del Tronto, garantiva circa 200 litri al secondo mentre adesso, dopo le scosse telluriche che hanno modificato il sistema idrogeologico del sottosuolo, la portata si è praticamente dimezzata fornendo circa 100 litri al secondo.

Si è ridotta di oltre un terzo, invece, quella di Capodacqua che, risentendo anche in maniera significativa della stagionalità, consente ora un apporto di circa 300 litri al secondo contro gli oltre 450 che erano a disposizione sei anni fa. Ma a pagare le conseguenze ancor più gravi è stata la sorgente di Foce di Montemonaco che un tempo era principalmente usata per rifornire le utenze della Valtesino e del Fermano. I circa 600 litri al secondo che si avevano a disposizione fino al 2016 sono ora poco più di 100 mettendo così a serio rischio la tenuta dell’intero sistema idrico ed il relativo fabbisogno quotidiano di acqua.


Gli impianti di soccorso
La Ciip è corsa ai ripari ed è riuscita fino ad ora a contenere gli effetti negativi della crisi con l’entrata in funzione degli impianti di soccorso. Furono pensati e costruiti affinchè potessero garantire l’acqua in casi di rotture ed evitare che i rubinetti rimanessero a secco come accadde nel 2007 a cavallo di Capodanno quando la rottura del ponte-tubo di Tallacano lasciò senza acqua gran parte del Piceno per una decina di giorni. Si sono rivelati decisivi negli ultimi anni per contrastare la crisi idrica. L’impianto di Castel Trosino consente di garantire l’acqua ad Ascoli e ai comuni limitrofi di Maltignano e Folignano; quello di Fosso dei Galli fornisce la risorsa idrica a Porto d’Ascoli e parte dell’utenze di San Benedetto mentre quello di Santa Caterina consente di far arrivare l’acqua agli utenti del Fermo e del territorio circostante. A seconda della quantità d’acqua a disposizione dalle sorgenti, qualora non dovesse essere sufficiente, verrebbe rimpinguata con quella degli impianti di soccorso che viene poi immessa nelle condotte di adduzione. 


Le chiusure dei serbatoi
Inoltre, non è da escludere che, nei mesi più caldi, si possa procedere con le chiusure notturne dei serbatoi. Una misura che consente di accumulare una quantità d’acqua che poi viene distribuita durante il giorno. E poi c’è chi, in barba a tutti i sacrifici e ai rischi di razionamento, aggrava ulteriormente la situazione utilizzando impropriamente l’acqua potabile per annaffiare i giardini e gli orti oppure per lavare le automobili. 

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