Personale ridotto, risorse limitate: sono tante le criticità nei due ospedali del Piceno

L'ospedale di San Benedetto del Tronto
L'ospedale di San Benedetto del Tronto
di Cristiano Pietropaolo
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Giovedì 2 Dicembre 2021, 07:50

ASCOLI  - Cgil, Cisl e Uil tornano a criticare la gestione degli ospedali del Piceno evidenziando le mancanze più gravi nei vari reparti dei due nosocomi. Viola Rossi della Cgil sottolinea: «I due ospedali soffrono le stesse criticità, con sfumature diverse, per la carenza di dotazione organica e per la gestione dell’organizzazione del lavoro».

Roberto Fioravanti della Cgil aggiunge: «La richiesta di servizi è 10 ma l’offerta è 5, sopratutto per la diminuzione dei posti letto per gli acuti. Non è possibile che gli ospedali pubblici, come al Madonna del Soccorso, ci sia uno strumento come la risonanza magnetica guasta da ottobre, non sapendo quando sarà riparata. La cittadinanza dovrà rivolgersi ad Ascoli oppure al privato. Il privato ha strumentazioni molto più avanzate di quelle del pubblico. Oggi la medicina d’urgenza ha carenza di medici con la chiusura in orario notturno. In Gastroenterologia ci sono altri problemi, con dottori che fanno la spola tra i due ospedali e altri carichi di lavoro notevoli: questo significa ritardo di attività e prolungamento delle liste d’attesa. I medici sotto pressione rischiano di fare errori durante il loro lavoro. La Pediatria su due plessi porta a non garantire servizi essenziali per i bambini, poi c’è l’ulteriore riduzione di due posti ad Ortopedia». 

Francesco Massari della Cisl afferma: «Si assiste ad un sotto dimensionamento della Pediatria, nonostante i numeri di ostetricia siano alti e non c’è lo spazio per aumentare i posti letto» mentre Paolo Villa della Cisl spiega: «C’è una carenza cronica di personale con difficoltà anche funzionali perché mancano 7 ex posizioni organizzative e dei dipartimenti in tutti e due gli ospedali.

Mancano anche 17 coordinatori e non riusciamo ad avere un confronto con l’azienda. Al Mazzoni, Pneumologia fa la terapia monoclonale e la fa con rientri di personale con il recupero ore, gravando sulla carenza cronica di personale.

Tra gli operatori no vax, qualcuno è diventato positivo e uno di essi è in condizioni gravi con il rischio di finire in terapia intensiva. Dal 15 dicembre sarà l’Opi (Ordine professioni infermieristiche, ndr) a verificare quale operatore è vaccinato e chi no. Abbiamo chiesto la stabilizzazione dei precari che sono tantissimi, circa 200. Nel blocco operatorio si fanno solo urgenze e le emergenze, portando ad allungamenti dei tempi di attesa, mentre a Medicina l’organico è sottostimato. Nei nostri reparti ci sono strumentazioni che necessitano di controlli continui ma non abbiamo i monitor. Chirurgia è accorpata ad Urologia, che avrà a breve un nuovo primario (Giulio Milanese proveniente dal Torrette), da oltre due anni ma c’è solo un urologo a disposizione, mentre c’è solo un chirurgo che effettua le colonoscopie e gastroscopie». Giorgio Cipollini della Cisl ricorda: «Il budget assegnato alla nostra Area vasta, invece di aumentare, è stato ridotto di oltre il 5% con una discriminazione che ha relegato ancora di più all’angolo questo territorio».

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