Omicidio Cianfrone, la difesa gioca due carte. Saranno sentiti i tecnici dei Ris

Le indagini subito dopo l'omicidio Cianfrone
Le indagini subito dopo l'omicidio Cianfrone
di Luigi Miozzi
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Venerdì 5 Novembre 2021, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 12:33

ASCOLI - Verranno sentiti i tecnici del Ris che hanno effettuato gli accertamenti sulla presenza di polvere da sparo sulle manopole della motocicletta che secondo l’accusa sarebbe stata usata per compiere l’omicidio. A sollevare i dubbi davanti ai giudici della corte di assise di Macerata dove ieri è ripreso il processo per l’omicidio di Antonio Cianfrone, è stato uno dei testimoni indicati dai difensori di Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo, i coniugi ritenuti i presunti responsabili dell’uccisione dell’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo la mattina del 3 giugno 2020 mentre faceva jogging sulla pista ciclabile di Pagliare.

 

Sul banco dei testimoni è stato chiamato il perito balistico Terenzio Di Celso, consulente di parte della difesa che ha ribadito davanti ai giudici quanto sostenuto nella sua perizia, poi allegata agli atti.

Di Celso ha espresso perplessità sulla quantità delle particelle di antimonio, piombo e ferro, i tre componenti della polvere da sparo, sulle manopole della Yamaha: sarebbe talmente poca che potrebbe essere il risultato di contaminazioni dovute all’esposizione ambientale della motocicletta anziché i residui di uno sparo.

Per questo, la difesa ha chiesto l’affidamento di una perizia chimica-balistica per accertare la quantità di ferro nei residui di polvere da sparo rinvenuti sul corpo della vittima e sulle manopole della moto. «A seguito della testimonianza del nostro consulente, sono stati sollevati dei dubbi sulle risultanze dei tecnici del Ris - ha detto uno dei difensori, l’avvocato Felice Franchi -. La corte deciderà se affidare una nuova perizia». 

È stato sentito, sempre come testimone della difesa un altro consulente di parte, l’ingegner Paolo Morganti cui era stato affidato l’incarico di redigere una perizia finalizzata all’accertamento nei pressi del luogo del delitto di eventuali punti di accesso alla pista ciclabile.

«Il perito ha evidenziato davanti alla corte che ci sarebbero almeno altri setti punti in cui è possibile raggiungere la pista ciclabile e che la collegano anche con le strade circostanti e con la superstrada - ha spiegato l’avvocato Alessandro Angelozzi -. Si tratta di strade strette e sterrate che però possono essere utilizzate per allontanarsi senza essere visti. Anzi, riteniamo che una di queste sia stata utilizzata dal killer dal momento che, cosa più importante, nessun testimone ha visto la presenza della moto sulla pista ciclabile».

In apertura di udienza, il presidente della corte d’assise ha comunicato la volontà della Angiulli di revocare l’incarico al proprio difensore, l’avvocato Angelozzi, per affidarlo al Gianfranco Di Marcello del foro di Teramo.

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