Omicidio Cianfrone, la perizia incastra i coniugi Spagnulo: "Polvere da sparo sulla loro moto"

La pista ciclabile dove venne assassinato Cianfrone
La pista ciclabile dove venne assassinato Cianfrone
di Luigi Miozzi
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Venerdì 10 Giugno 2022, 01:55

ASCOLI -  «Sono riconducibili a tracce di polvere da sparo le particelle prelevate dalle manopole della motocicletta di Spagnulo». È quanto ribadito ieri mattina davanti ai giudici della corte d’assise di Macerata il professor Francesco Saverio Romolo, il consulente cui è stata affidata la perizia nell’ambito del processo per l’omicidio di Antonio Cianfrone, l’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo ucciso la mattina del 3 giugno del 2020 mentre faceva jogging lungo la pista ciclabile di Pagliare. 

 
L’accusa
Per quei fatti sono imputati con l’accusa di omicidio i coniugi Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo ritenuti dalla Procura di presunti responsabili dell’agguato mortale. Lo scorso mese di dicembre la Corte d’Assise presieduta dal giudice Andrea Belli con a latere il giudice Daniela Bellesi ha comunicato al procuratore capo ascolano Umberto Monti e agli avvocati difensori Angelozzi, Di Marcello e Franchi che sarebbe stata necessaria una ulteriore perizia balistica. Perizia che ieri è stata illustrata dal professor Romolo in in aula. Gli esami di laboratorio che sono eseguiti presso l’Università inglese di Oxford avrebbero confermato in larga parte quanto già accertato dagli esperti del Ris in fase di indagine. Stando ai risultati di questa ulteriore consulenza tecnica di ufficio le particelle rinvenute sulle manopole della motocicletta sarebbero riconducibili a tracce di polvere da sparo ed anche compatibili con quelle trovate sul corpo della vittima al momento dell’autopsia.


La tensione
Non sono mancati, nel corso del dibattimento, degli accesi confronti tra i difensori della coppia con il Pm Umberto Monti ed i giudici.

Erano stati proprio gli avvocati di Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo a insinuare il dubbio sugli esami di laboratorio effettuate dai carabinieri del Ris ritenuti incompleti e che non avrebbero tenuto conto di una eventuale contaminazione ambientale cui potrebbe essere stata sottoposta la moto. Quella stessa moto, che secondo l’accusa, invece, sarebbe stata utilizzata dai coniugi per raggiungere la pista ciclabile e che poi sarebbe stata ripresa da alcune telecamere di sorveglianza presenti nella zona mentre si allontanava a gran velocità dal luogo del delitto con due persone in sella. Per il Pm quelle due persone erano moglie e marito che scappavano dopo aver commesso l’omicidio. I due imputati, invece, hanno sempre sostenuto di non essere stati loro ad uccidere Cianfrone e di trovarsi in zona perchè erano andati a cercare un paio di occhiali smarriti il giorno prima sul greto del fiume Tronto. Il 16 dicembre dello scorso anno, la pubblica accusa, rappresentata in giudizio dal procuratore capo di Ascoli Umberto Monti, al termine della requisitoria ha chiesto per i due imputati la condanna all’ergastolo. La sentenza è prevista per il 23 giugno.

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