Locali chiusi in anticipo: «Siamo disposti alle barricate». La categoria del food è pronta a scendere in strada se uscirà il decreto

Locali chiusi in anticipo: «Siamo disposti alle barricate». La categoria del food è pronta a scendere in strada se uscirà il decreto
Locali chiusi in anticipo: «Siamo disposti alle barricate». La categoria del food è pronta a scendere in strada se uscirà il decreto
di Luca Marcolini
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Sabato 17 Ottobre 2020, 06:50

ASCOLI  - Pronti ad alzare le barricate. L’ipotesi di una sorta di coprifuoco anti Covid con la chiusura delle attività di ristorazione addirittura alle ore 22 come si mormora solleva già, ancor prima di un possibile passaggio da voce di corridoio a provvedimento, un vespaio di critiche e la sollevazione di istituzioni e rappresentanti di categoria.

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Anche nel Piceno, a fronte di uno scenario di stop anticipato alla possibilità di cenare in ristoranti o pizzerie solo fino alle 22 (sulla scia di quello che sta succedendo in Francia), arriva il netto no da parte di chi si occupa del settore, nel ruolo di presidente provinciale della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) come Daniele Fabiani o nelle vesti di assessore comunale al commercio come Stallone ad Ascoli e Olivieri a San Benedetto. 

Un provvedimento ritenuto inutile sul fronte del contenimento del contagio ed estremamente dannoso, se non addirittura letale, per le attività del food. 

La posizione di chi rappresenta, nel Piceno, la categoria del food, ovvero il presidente provinciale Fipe, Daniele Fabiani, è netta e irremovibile. «Una chiusura di ristoranti e pizzerie alle 22? Sarebbe assurdo. Non servirebbe a contenere i contagi e al tempo stesso metterebbe in ginocchio tutte le attività del settore. Ma dovesse andare così, stavolta esploderebbe una protesta veramente eclatante che potrebbe portare tutti i ristoratori in strada e magari anche con uno sciopero generale, perché ci troveremmo tutti in gravi difficoltà, non potendo di fatto più svolgere la nostra attività». «Qui si rischia di far diventare la cura peggio del male – prosegue Fabiani – perché ci direbbero di stare aperti, ma impedendoci di lavorare. Credo che, in realtà, sia molto più sicuro stare in compagnia all’interno di un ristorante che faccia ben rispettare tutte le regole, con distanziamento, igienizzazione e quant’altro piuttosto che mandare via i clienti alle 22, con gli stessi creerebbero assembramenti all’esterno. La Fipe nazionale ha avuto nei giorni scorsi un incontro col premier Conte e quest’ultimo ha escluso la previsione di ulteriori misure restrittive. Speriamo si mantenga la parola». IL Anche sul fronte istituzionale, gli assessori comunali al commercio di Ascoli e San Benedetto esprimono netta contrarietà all’ipotesi del “coprifuoco”. 

«Un provvedimento del genere – spiega l’assessore Nico Stallone – significherebbe vanificare tutto il gran lavoro svolto qui ad Ascoli dall’Amministrazione per favorire una ripresa delle attività del settore food, ad esempio partendo per primi con il discorso dell’occupazione estesa di suolo pubblico». «Credo che una cena – aggiunge l’assessore al commercio ascolano - abbia dei tempi necessari anche di convivialità e mandare via i clienti alle 22 significherebbe non avere alcuna incidenza sul contagio e al tempo stesso colpire pesantemente le attività a cui, togliendo le cene, togliamo la vita. Basterebbe solo mantenere alta la guardia nel rispetto delle regole così come fatto subito dopo il lockdown. Del resto, le problematiche che hanno contribuito alla maggior diffusione del contagio sono quelle dei trasporti e del mondo del divertimento dei ragazzi, di certo non i ristoranti». Perentorio e critico sull’eventualità del provvedimento anche l’assessore al commercio di San Benedetto, Filippo Olivieri. 

«Una scelta del genere non ha alcun senso – sottolinea Olivieri che è anche apprezzato imprenditore del settore ricettività e ristorazione - O fanno chiudere le attività, ma non solo i ristoranti, e mettono mano al portafoglio, oppure devono lasciarle lavorare.

Stoppare le cene alle 22 non risolve il problema contagio, ma acuisce la crisi economica colpendo questo settore già trascurato anche a livello di sostegno governativo. In Italia oltre il 50% dell’economia si basa sulle attività di servizio e così verrebbero colpite pesantemente. Ho anche scritto al Governo perché concede l’occupazione suolo pubblico, per la quale ho chiesto una proroga fino al 30 ottobre 2021, ma non permette l’utilizzo di coperture, anche leggere e rimovibili, che sono fondamentali per consentire alle attività del food di lavorare e reggere l’urto anche in autunno e in inverno». 

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