Emergenza sfratti anche per i locali commerciali, appello ai proprietari: "Abbassate i canoni di affitto o chiudiamo"

Emergenza sfratti anche per i locali commerciali, appello ai proprietari: "Abbassate i canoni di affitto o chiudiamo"
3 Minuti di Lettura
Lunedì 3 Maggio 2021, 07:20

ASCOLI - Il rebus affitti, con la spada di Damocle dello sblocco degli sfratti a partire da luglio, rischia di mettere in difficoltà, oltre a centinaia di famiglie nel Piceno, anche diverse attività commerciali presenti nel capoluogo.

Il rischio di possibili sfratti, infatti, potrebbe riguardare quelle attività commerciali che, a fronte della grande mazzata del Covid, con ripetute e prolungate chiusure, non sono riuscite più ad onorare il pagamento dei canoni di affitto dei locali a fronte di incassi azzerati o quasi. A confermare la situazione difficile per molti operatori commerciali sul fronte affitti è anche Costantino Brandozzi della Confcommercio picena. 
Il problema affitti, nell’era del Covid, diventa una delle principali criticità sul fronte delle attività commerciali ad Ascoli. E adesso, per qualcuno, si staglia all’orizzonte anche l’incubo di possibili sfratti dopo il 30 giugno, ovvero quando si concluderà il blocco dei provvedimenti di rilascio dei locali disposto dal Governo. «La questione degli affitti – spiega Costantino Brandozzi della Confcommercio – pur non avendo come associazione di categoria il quadro relativo a questioni che poi sono strettamente legate al rapporto tra proprietari dei locali e affittuari, sicuramente rappresenta una criticità per diverse attività commerciali. Difficile quantificare quanti potrebbero essere gli eventuali sfratti, ma di certo il problema esiste ed incide in maniera significativa». «Noi come Confcommercio – prosegue l’esponente dell’associazione di categoria – a suo tempo abbiamo consigliato agli operatori con locali in affitto di aprire una trattativa per ripattuire il canone di locazione in particolare per i periodi in cui, a causa delle chiusure obbligate, i locali non sono stati utilizzati. Ci sono state molte attività che non hanno lavorato per niente e, quindi, non hanno avuto neanche entrate, quali ad esempio tutti i pubblici esercizi. Poi da quello che ci hanno riferito i nostri associati, ci sono stati segnali positivi da parte di alcuni proprietari che hanno deciso di andare incontro ai commercianti, abbassando l’affitto per questo periodo. Ma, al tempo stesso, ci sono diversi altri casi in cui c’è stato un secco no a rimodulare il canone e, quindi, adesso bisognerà capire queste situazioni come evolveranno e se, eventualmente, si concluderanno con provvedimenti di sfratto in caso di mancato pagamento degli arretrati. C’è però da dire che, rispetto alle abitazioni, alternative per riaprire in altri locali commerciali ci sarebbero». 
Proprio gli affitti, di fatto, rappresentano uno dei costi che pesa maggiormente sulle spalle dei commercianti e artigiani e che ha inciso anche sulla chiusura di diverse attività proprio dopo il periodo del lockdown e delle successive restrizioni.

E resta molto alto, di fronte ad una mancanza di agevolazioni o rateizzazioni concesse dai proprietari, il rischio di ulteriori chiusure. Addirittura, a suo tempo, la Confcommercio aveva chiesto a livello nazionale la previsione a livello normativo di una sospensione dei pagamenti facendo riferimento alla pandemia come causa di forza maggiore. Ma, in realtà, al momento l’unico strumento disponibile per gli affitti resta quello del credito d’imposta al 60%. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA