Il carabiniere ucciso mentre faceva jogging, la vendetta per la morte del figlio fra i moventi dei presunti assassini

Il carabiniere ucciso mentre faceva jogging, la vendetta per la morte del figlio fra i moventi dei presunti assassini
Il carabiniere ucciso mentre faceva jogging, la vendetta per la morte del figlio fra i moventi dei presunti assassini
di Luigi Miozzi
3 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Marzo 2021, 11:34

ASCOLI - Chiuse le indagini sull’omicidio di Antonio Cianfrone, la Procura di Ascoli si prepara a richiedere il rinvio a giudizio dei coniugi Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo ritenuti i presunti responsabili dell’omicidio premeditato dell’ex vice comandante della stazione dei carabinieri di Monsampolo, ucciso nel giugno dello scorso anno mentre faceva jogging sulla pista ciclabile di Pagliare del Tronto.

A distanza di nove mesi da quella tragica mattina, la Procura nelle scorse settimane ha inviato ai difensori dei due indagati l’avviso di conclusione delle indagini e ha depositato tutti gli atti acquisiti nel corso dell’attività investigativa che sono ora a disposizione dei difensori Felice Franchi e Alessandro Angelozzi. Pertanto, è attesa a giorni la richiesta da parte del Pm, Umberto Monti la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati e la conseguente fissazione dell’udienza preliminare. Dagli atti sarà a questo punto possibile accertare la ricostruzione fatta dagli inquirenti a seguito delle indagini e soprattutto sui motivi che avrebbero indotto moglie e marito, lo scorso 3 giugno, a uccidere Cianfrone. 


Tra le ipotesi avanzate dagli investigatori c’è quella che la coppia serbasse nei confronti della vittima un forte risentimento dovuto al comportamento che avrebbe avuto nei confronti del loro figlio Antonio, deceduto poi nel 2009 a seguito di un incidente stradale, mentre si trovava alla guida della motocicletta. Sebbene, i rilievi di quel terribile schianto vennero eseguiti dalla Polizia stradale, la quale accertò le responsabilità, e non dai carabinieri, l’acredine nei confronti del militare dell’Arma sarebbe nata a seguito dei controlli che avrebbe spesso svolto nei confronti del giovane figlio, poi deceduto. Al momento, questa, rappresenta solo una ipotesi sul possibile movente dell’omicidio dal momento che la coppia si è sempre professata innocente e i due, agli investigatori, hanno sempre dichiarato che quel giorno furono ripresi dalle telecamere degli impianti di videosorveglianza presenti nelle vicinanze del luogo del delitto perché, quel giorno, moglie e marito, avevano deciso di andare a cercare un paio di occhiali che avevano smarrito proprio il giorno prima lungo il greto del fiume Tronto.

Aggiungendo, poi, che era proprio in quella occasione che avevano visto un carabiniere sparare a Cianfrone, indicando anche nome e cognome del militare. 


Una ricostruzione alla quale la Procura di Ascoli non diede mai credito forte anche dei risultati degli accertamenti che sono stati svolti nei laboratori del Ris che hanno rinvenuto tracce di polvere da sparo, compatibile con quella che è stata rilevata sul corpo della vittima durante l’esame autoptico, sulle manopole della motocicletta che è stata sequestrata a Spagnulo nei giorni successivi all’omicidio. Non è stata invece rinvenuta l’arma utilizzata per compiere il delitto, nonostante le intense ricerche che sono state effettuate con l’ausilio dei sommozzatori i quali hanno scandagliato alcuni canali presenti nella zona e dai militari che con i metal detector hanno cercato senza successo la pistola con cui è stato compiuto l’omicidio. Si tratta di una pistola di piccolo calibro da cui sono partiti i quattro colpi che hanno ucciso l’ex vice comandante della stazione carabinieri di Monsampolo del Tronto Antonio Cianfrone.