ASCOLI - Il day after ascolano dopo la mancata conquista del titolo di Capitale della cultura 2024 è, metaforicamente parlando, una distesa di macerie e invettive. Dalle macerie si può (teoricamente) ricostruire ma al momento si preferisce lo sport preferito in città oltre al calcio: scaricare la colpa all’avversario.
«Quel che importa non è vincere o perdere, ma accettare serenamente la sconfitta» diceva Lincoln.
Ai rilievi della commissione sull’entità dei finanziamenti e del main sponsor (purtroppo ufficializzato troppo tardi) e sui troppi tecnicismi in inglese inseriti nel dossier è stata fornita adeguata risposta? È stato un errore tattico candidare due città marchigiane? Se tutto era stato già deciso perchè il ministro Franceschini è del Pd, allora perchè candidarsi dando (giustamente) così risalto a questa iniziativa? Il riconoscimento ci spettava per la validità del progetto culturale o perchè pietisticamente siamo la città del terremoto?
Quando perdi non perdere la lezione. Spazio invece alla polemica politica che è destinata a proseguire in consiglio comunale. Il capogruppo del Pd, Francesco Ameli, infatti, ha chiesto ufficialmente di desecretare il dossier e di trasferire l’eventuale discussione in consiglio dopo il flop. Il sindaco Marco Fioravanti, saggiamente, finito nell’occhio del ciclone, si tiene cautamente fuori dalla bufera mantenendo un profilo istituzionale. È consapevole che con Pesaro bisognerà collaborare , non combattere. In tal senso il sindaco Ricci ha dato la disponibilità (non si sa quanto sincera). I sostenitori di Fioravanti, invece, attaccano duramente.
«Non vogliamo crederci, ma è solo una coincidenza che dalla sua introduzione, per sette edizioni su sette, a vincere il titolo è sempre stata una città amministrata dal Pd? Dispiace di come le opposizioni comunali abbiano impiegato pochi minuti per polemizzare e accusare l’Amministrazione, quasi crogiolandosi del mancato titolo. Una condotta che stona con l’appoggio sbandierato nelle settimane scorse, anche in istituzioni come il consiglio provinciale, e che dimostra ancora una volta come il Pd locale si dimostri lontano dagli interessi della città» tuonano i consiglieri comunali Premici, Stipa e Seghetti.
«Non si possono mettere in competizione, con un titolo illusorio, città che esprimono e producono cultura come fossero le squadre in uno stadio, oltretutto con dimensioni e infrastrutture molto diverse; come, nella stessa regione, è assurdo contrapporre Pesaro ad Ascoli, città bellissima che meritava un eguale riconoscimento» sostiene il professor Vittorio Sgarbi. «E perdura il sospetto, da me e da altri avanzato, che la capitale italiana della cultura tocchi invariabilmente a città governate dal centrosinistra, fin qui sette su sette, come se città bellissime come Vicenza e Ascoli dovessero pagare il peccato di essere governate dal centrodestra».