Flop Capitale della cultura: una città delusa e la sconfitta che adesso si sposta in aula

Flop Capitale della cultura: una città delusa e la sconfitta che adesso si sposta in aula
Flop Capitale della cultura: una città delusa e la sconfitta che adesso si sposta in aula
di Mario Paci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Marzo 2022, 10:10

ASCOLI  - Il day after ascolano dopo la mancata conquista del titolo di Capitale della cultura 2024 è, metaforicamente parlando, una distesa di macerie e invettive. Dalle macerie si può (teoricamente) ricostruire ma al momento si preferisce lo sport preferito in città oltre al calcio: scaricare la colpa all’avversario.

«Quel che importa non è vincere o perdere, ma accettare serenamente la sconfitta» diceva Lincoln.

Ascoli ha presentato un bel dossier al ministero dei beni culturali ma non è bastato. E la vera vittoria starà ora nell’applicarlo. Evidentemente, però, non è sufficiente a pacificare. E allora è più semplice ricorrere all’alibi, al complotto politico forse perchè qualcuno pensava di avere la vittoria in tasca. Ma chi lo ha detto? Esiste una prova certa che Ascoli fosse fra le prime tre? Se è vero che Ascoli ha un patrimonio artistico-architettonico-monumentale migliore di Pesaro, cosa dovrebbero dire Vicenza e Paestum? Siamo sicuri che la nostra audizione sia stata perfetta? Potevamo contare anche noi su testimonial come Liliana Segre e Gianni Letta?

Ai rilievi della commissione sull’entità dei finanziamenti e del main sponsor (purtroppo ufficializzato troppo tardi) e sui troppi tecnicismi in inglese inseriti nel dossier è stata fornita adeguata risposta? È stato un errore tattico candidare due città marchigiane? Se tutto era stato già deciso perchè il ministro Franceschini è del Pd, allora perchè candidarsi dando (giustamente) così risalto a questa iniziativa? Il riconoscimento ci spettava per la validità del progetto culturale o perchè pietisticamente siamo la città del terremoto? 


Quando perdi non perdere la lezione. Spazio invece alla polemica politica che è destinata a proseguire in consiglio comunale. Il capogruppo del Pd, Francesco Ameli, infatti, ha chiesto ufficialmente di desecretare il dossier e di trasferire l’eventuale discussione in consiglio dopo il flop. Il sindaco Marco Fioravanti, saggiamente, finito nell’occhio del ciclone, si tiene cautamente fuori dalla bufera mantenendo un profilo istituzionale. È consapevole che con Pesaro bisognerà collaborare , non combattere. In tal senso il sindaco Ricci ha dato la disponibilità (non si sa quanto sincera). I sostenitori di Fioravanti, invece, attaccano duramente.

«Non vogliamo crederci, ma è solo una coincidenza che dalla sua introduzione, per sette edizioni su sette, a vincere il titolo è sempre stata una città amministrata dal Pd? Dispiace di come le opposizioni comunali abbiano impiegato pochi minuti per polemizzare e accusare l’Amministrazione, quasi crogiolandosi del mancato titolo. Una condotta che stona con l’appoggio sbandierato nelle settimane scorse, anche in istituzioni come il consiglio provinciale, e che dimostra ancora una volta come il Pd locale si dimostri lontano dagli interessi della città» tuonano i consiglieri comunali Premici, Stipa e Seghetti.


«Non si possono mettere in competizione, con un titolo illusorio, città che esprimono e producono cultura come fossero le squadre in uno stadio, oltretutto con dimensioni e infrastrutture molto diverse; come, nella stessa regione, è assurdo contrapporre Pesaro ad Ascoli, città bellissima che meritava un eguale riconoscimento» sostiene il professor Vittorio Sgarbi. «E perdura il sospetto, da me e da altri avanzato, che la capitale italiana della cultura tocchi invariabilmente a città governate dal centrosinistra, fin qui sette su sette, come se città bellissime come Vicenza e Ascoli dovessero pagare il peccato di essere governate dal centrodestra».

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