Falsi tamponi per ottenere il green pass. Le intercettazioni che hanno fatto scattare l'arresto del farmacista

Si indaga sui finti tamponi per ottenere i certificati verdi
Si indaga sui finti tamponi per ottenere i certificati verdi
di Luigi Miozzi
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Martedì 3 Maggio 2022, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 14:37

ASCOLI - «Nella misura cautelare si rilevano passaggi non chiari circa l’operato che sarebbe stato posto in essere dal dottor Alberto Angelini e, quindi necessitano di ulteriori approfondimenti». A sostenerlo è l’avvocato Alessandro Angelozzi, difensore di fiducia del farmacista che da sabato scorso si trova ristretto agli arresti domiciliari perché sospettato di aver fatto ottenere Green pass ad alcuni suoi clienti senza eseguire i tamponi. 

 

«Si tratta di una vicenda in continua evoluzione - ha proseguito il penalista ascolano - che deve essere esaminata nella sua dimensione. Già nel corso dell’interrogatorio di garanzia verranno fornite le più ampie e chiare giustificazioni a ogni passaggio contestato e a ogni episodio che sarebbe stato attribuito all’operato del mio assistito». Il giudice per le indagini preliminari, Annalisa Giusti, non ha ancora fissato la data per l’interrogatorio di garanzia che si dovrà tenere entro il termine di dieci giorni dal giorno in cui è stato eseguita la misura cautelare. «Speriamo di chiarire al più presto questa vicenda - dice l’avvocato Angelozzi - che ha provato non poco il dottor Angelini». 

Nel frattempo la farmacia di Appignano prosegue regolarmente la propria attività poiché, come riferito dallo stesso difensore, si è provveduto a nominare un direttore in attesa che l’inchiesta faccia il suo corso e venga fatta chiarezza sui fatti contestati al dottor Angelini. Insieme con il farmacista di Appignano, a finire nei guai sono state anche le sue due collaboratrici e altre quindici persone che, secondo gli inquirenti, si erano rivolte al farmacista per ottenere il Green pass senza che venissero effettuati i tamponi. Per tutti l’accusa è di falsità ideologica in quanto avrebbero ottenuto le certificazioni verdi immettendo sulla piattaforma informatica dati e risultati dei test che non sarebbero stati eseguiti. 

Decisive, ai fini dell’inchiesta, sono state le intercettazioni telefoniche. A partire dalla prima, quella che i carabinieri carpiscono mentre stanno indagando sempre nel campo dei falsi Green pass ma nei confronti del medico Giuseppe Rossi poi finito in manette per non somministrato i vaccini. Una delle indagati di quel primo filone di inchiesta risulterà poi indagata anche nel secondo poiché, parlando al telefono con una amica, si lamenta del fatto di non aver ottenuto dal medico il Green pass necessario per andare a lavorare e, pertanto, si dovrà rivolgere ad un farmacista suo amico per avere la certificazione verde. A quel punto, gli investigatori, capiscono che il farmacista a cui si riferisce è il dottor Angelini e mettono sotto controllo sia le sue utenze personali che quelle della sua attività. «Ho fatto la foto della tessera sanitaria , ma ci sta il riflesso del flash mi devi dire il codice fiscale di tua moglie…» dice il dottor Angelini al suo intrerlocutore con il quale, secondo gli inquirenti, era d’accordo per farsi inviare la foto dei documenti necessari per la registrazione sulla piattaforma. «Ho il telefono che si sta scaricando, questo è il tuo numero?- chiede l’uomo dall’altra parte del telefono - così ti faccio fare uno squillo da lei» ma a quel punto il dottor Angelini dice: «Sennò mandamele per whatsapp». E al suo interlocutore che lo informa che la figlia da un test rapido effettuato in casa è risultata negativa, il farmacista consiglia: «Isolala subito». 

I carabinieri, poi, captano un’altra conversazione tra il dottor Angelini ed un amico che gli comunicava di essere positivo al Covid.

Dalla registrazione, per gli investigatori emergerebbe la «spregiudicatezza» del farmacista che diceva all’amico di poter anche non registrare l’esito positivo del tampone. «Allora, mo ti spiego - dice Angelini - secondo me non c’hai un ..., però prenditi sà roba io se vuoi non ti segnalo». Ma il suo amico non sembra convinto: «Ma dopo mi devo fare il vaccino - gli dice - se no mi scade il Green pass, no? Quindi non conviene». A quel punto, l’amico decide di farsi segnalare: «Però devi stare dentro casa - ribatte il farmacista - e ce la fai a stare dentro casa tu?». Poi, procede a registrare la positività e raccomanda al suo interlocutore di avvertire il proprio medico di base e di rimanere in quarantena dieci giorni prima di sottoporsi al tampone molecolare. Dai riscontri investigativi, sarebbe emerso che la registrazione sarebbe avvenuta mentre era in corso la telefonata così come la registrazione dell’esito del tampone negativo, dieci giorni più tardi, sarebbe avvenuta senza che le telecamere di videosorveglianza montate dagli investigatori riprendessero la presenza dell’amico in farmacia. 

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