Ascoli, il dipendente non firma la lettera di dimissioni, il datore di lavoro lo prende a calci

Ascoli, il dipendente non firma la lettera di dimissioni, il datore di lavoro lo prende a calci
Ascoli, il dipendente non firma la lettera di dimissioni, il datore di lavoro lo prende a calci
di Sandro Conti
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Venerdì 20 Dicembre 2019, 08:44

ASCOLI - Era stato convocato dal suo datore di lavoro nel suo ufficio in quanto doveva comunicargli la sua decisione al termine della scadenza del contratto di assunzione a tempo determinato presso il suo esercizio commerciale. Un ascolano di trent’ann che nel processo è stato assistito dall’avvocato ascolano Christian Schicchi, era convinto, in considerazione del fatto che nei mesi di servizio si era comportato bene, di essere riconfermato, magari con un contratto a tempo indeterminato. Invece, una volta entrato nell’ufficio del datore di lavoro, si è visto presentare una lettera da firmare in cui si chiedevano le sue dimissioni volontarie. 

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Il giovane è trasecolato: non si aspettava di certo che gli venisse avanzata una proposta del genere. Ha cercato di farsi spiegare il motivo per il quale il proprietario dell’esercizio commerciale avesse preso una decisione tanto drastica ma non ha ricevuto una risposta convincente. Anzi, è stato minacciato pesantemente a parole qualora non si fosse convinto a dove apporre la sua firma. Fra i due si è accesa una violenta discussione. Il datore di lavoro con forza la ha afferrato per il collo per poi sferrargli due calci al corpo che lo hanno fatto rotolare a terra.
 
Il giovane, di fronte alla brutale aggressione si è dato alla fuga e, siccome sanguinava dall’orecchio destro, si è recato al pronto soccorso del più vicino ospedale dove i sanitari gli hanno riscontrato un trauma all’organo giudicato guaribile in 20 giorni. Nei confronti dell’aggressore la Procura di Ascoli ha emesso un decreto di citazione a giudizio accusandolo di tre reati. Per quanto riguarda la lesione all’orecchio destro si è giunti alla decisione, dietro riconoscimento di un adeguato indennizzo alla persona offesa, di ritirare la denuncia. Per gli atti diretti a costringere M. D. P. a firmare la lettera di dimissioni volontarie, invece, al termine del processo di primo grado svoltosi ieri mattina, il giudice Barbara Bondi Ciutti, al termine dell’arringa del pubblico ministero Gennaro Cozzolino, che ha chiesto per l’imputato una condanna a due mesi di reclusione, lo ha assolto ma con la formula dubitativa.

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