Ascoli, debiti per trenta milioni di euro
Tre dossier sulla società di calcio fallita

Il tribunale di Ascoli
Il tribunale di Ascoli
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Sabato 17 Dicembre 2016, 11:59
ASCOLI  - Oggi ricorre il terzo anniversario del fallimento dell’Ascoli calcio 1898. Erano le 14 del 17 dicembre 2013 quando il giudice Raffaele Agostini, dopo circa tre ore di camera di consiglio (presidente Carlo Calvaresi, Maria Angela Fuina giudice), comunicò la cessazione di un club che in 115 anni di storia non aveva mai conosciuto la vergogna del fallimento. Con la sentenza finì l’era di Roberto Benigni che aveva ereditato la società sull’orlo del baratro dopo la morte di Costantino Rozzi e che nel suo ventennio di gestione monarchica del sodalizio sportivo aveva sempre promesso che «mai e poi mai, da ascolano, farò fallire l’Ascoli». Verba volant, scripta manent. 
Eppure una notizia così drammatica che avrebbe dovuto gettare nello sconforto un’intera città venne accolta come una liberazione. Quando l’amministratore unico Costantino Nicoletti, accompagnato dall’allora ds Raffaele Auriemma e dall’avvocato Fabrizio De Vecchis, uscì dal tribunale venne accolto da eroe con un’ovazione dei tifosi. Eppure l’Ascoli era fallita. A distanza di tre anni cosa hanno fatto e cosa stanno facendo i tre curatori fallimentari dell’Ascoli calcio, Franco Zazzetta, Walter Gibellieri ed Emidio Verdecchia? Iniziamo dalle buone notizie. In questi tre anni un centinaio di creditori privilegiati (dipendenti, calciatori, staff tecnico e consulenti) sono stati liquidati per 1,65 milioni. di euro 
Ma a quanto ammonta il debito che ha fatto colare a picco l’Ascoli calcio? Finalmente si ha una cifra esatta. Oltre alla somma per i creditori privilegiati sono da aggiungere circa undici milioni di euro di debiti con l’Erario. A questi vanno aggiunti quelli dei fornitori e degli istituti bancari che hanno prestato denaro agli azionisti dell’Ascoli calcio per una somma superiore ai 17 milioni di euro. In totale quindi il debito complessivo è di trenta milioni di euro (e non di venti come si era finora pensato).
Come ha potuto una società professionistica relativamente piccola accumulare questa valanga di debiti? Ci sono stati comportamenti non propriamente virtuosi degli amministratori? In questi tre anni i curatori fallimentari hanno inviato tre relazioni, l’ultima delle quali a maggio scorso, alla Procura della Repubblica. Sarà il magistrato eventualmente a stabilire se ci sono reati di natura penale da dovere perseguire.
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