ASCOLI - Un’impresa coraggiosa, complessa, finalizzata ad attualizzare e a rendere alla portata di tutti un’opera letteraria considerata un capolavoro. È l’Inferno di Dante, che il drammaturgo, scrittore, regista e poeta Guido Mosca ha tradotto in dialetto ascolano, fatica editoriale recentemente approdata in libreria con grande interesse in ambito cittadino e non solo.
Il progetto, che rientra nelle iniziative volte a celebrare in città i 700 anni dalla morte dell’immenso letterato fiorentino, aveva già generato un primo entusiasmo con l’edizione del 1996, ma l’intendimento era stato di poterci tornare presto a livello editoriale. Lo scopo di generare un’edizione successiva puntava ad una tiratura maggiore e ad una diffusione e promozione tali da far avvicinare tutte le fasce d’età all’operato di Dante. Oltre, all’esigenza di far uscire il volume fuori dai confini locali. Il nuovo lavoro, edito da Fas, è composto di 560 pagine ed è stato voluto dal suo autore per rinnovare l’interesse nei confronti della “Divina Commedia” e verso il dialetto.
In seguito al lavoro del 1996, una delle più prestigiose figure della cultura cittadina, il professor Alighiero Massimi, definì l’opera di Mosca «il riuscito tentativo di dimostrare le capacità espressive del nostro dialetto, persino come lingua di cultura».
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