Ascoli, crac da 300 milioni dell'impresa Saco: sequestri della Finanza

Ascoli, crac da 300 milioni dell'impresa Saco: sequestri della Finanza
Ascoli, crac da 300 milioni dell'impresa Saco: sequestri della Finanza
di Mario Paci
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Lunedì 8 Giugno 2020, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 11:56

ASCOLI - La Procura della Repubblica di Ascoli ha aperto un fascicolo sul crac di 299 milioni di euro dell’impresa di costruzioni Saco del gruppo Santarelli. I militari della Finanza hanno prelevato una montagna di documenti per risalire ai motivi che hanno condotto al fallimento una delle imprese di costruzioni più floride e storiche della provincia, fra le più rinomate assieme all’impresa Costantino Rozzi.



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Già tre mesi fa i tre curatori fallimentari nominati dal giudice Pietro Merletti (Gianni Silvestri, Filippo Di Leonardo e Mario Volpi), avevano ricostruito la complessa vicenda patrimoniale dell’impresa ascolana Saco (Santarelli costruzioni) al fine di poter quantificare con precisione l’ammontare del debito accumulato. Un debito che ha fatto strabuzzare gli occhi: la relazione consegnata in tribunale evidenzia infatti un passivo complessivo ammontante a 299 milioni di euro (135 circa con Banca Marche). Ora i tre curatori fallimentari hanno iniziato a predisporre il programma di liquidazione indicando anche le modalità con cui si intenderà onorare i creditori. Un procedimento che si annuncia molto lungo considerando che a fronte di un passivo esorbitante ci sono anche molte proprietà dell’impresa Saco che dovranno essere stimate per poi essere messe all’asta. 
 
Le proprietà
Perchè è vero che il passivo è enorme ma è anche vero che la Saco è in possesso di tantissime proprietà. Ma come si è giunti a questa drammatica svolta? E’ stato il titolare stesso ad accelerare il fallimento ritirando la domanda di concordato presentata agli inizi di settembre scorso. Proposta con la quale l’architetto Pietro Santarelli intendeva fare fronte alle richieste dei creditori. Essendo già stata presentata, a suo tempo, un’istanza di fallimento, la sentenza del giudice era pertanto inevitabile. Inizialmente, per fare fronte al pesante passivo accumulato nel corso degli anni, la Saco aveva messo a disposizione un ingente patrimonio di immobili e aree edificabili situati su tutto il territorio nazionale per soddisfare almeno in parte i creditori. Una massa patrimoniale stimata in circa 130 milioni di euro costituita da appartamenti di pregio nel quartiere San Lorenzo a Roma, da quelli di Guidonia, quelli realizzati ad Ancona in zona Cardeto con la riqualificazione dell’ex ospedale Umberto I, per proseguire con quelli di Fermo, oltre a 200 piccole unità immobiliari consistenti per lo più in frustoli di terreno, posti auto e garage. Un anno fa Pietro Santarelli, in qualità di amministratore dell’impresa Saco, si era rivolto al tribunale di Ascoli per chiedere il concordato in bianco al fine di congelare eventuali azioni giudiziarie da parte dei creditori. 
Il commissario
Nel frattempo, il tribunale di Ascoli aveva nominato tre commissari con un piano di salvataggio che coinvolgeva il Fondo americano Cerberus che detiene la maggioranza dei debiti dell’azienda ascolana. Bisogna sottolineare che Pietro Santarelli ha tentato tutto il possibile per salvare l’impresa che fu dei suoi avi, ma si è schiantato contro il muro eretto dal fondo americano che ha respinto le sue proposte e così alla fine, purtroppo, ogni tentativo si è rivelato vano dal momento che il colosso finanziario statunitense ha ritenuto che non vi fossero le condizioni per poter proseguire nel salvataggio.

Un provvedimento, quello del fondo americano, stabilito al termine di una riunione a livello internazionale che coinvolse anche Lady Moon la società veicolo del fondo americano incaricata di seguire la vicenda Saco, specializzata nelle cartolarizzazioni.

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