ASCOLI - Dentro o fuori. Essere in centro storico o no, ha fatto la differenza per tante imprese del commercio. La fotografia scattata dall’ottava edizione del rapporto nazionale “Città e demografia d’impresa” di Confcommercio è impietosa e descrive una situazione di desertificazione che in dieci anni ha trasformato il cuore delle città.
L’osservazione
Lo studio ha interessato gli anni che vanno dal 2012 al 2022, focalizzandosi sulle città italiane.
L’accelerazione
«La pandemia ha accelerato e consolidato - spiega Fausto Calabresi - quello che era un andamento rilevato da tempo. È uno dei fattori che, insieme al commercio online e alla grande distribuzione, ha messo a dura prova la struttura commerciale tradizionale». Il primo segnale di allarme arrivato con i centri commerciali è diventato urgenza con la crescita dell’e-commerce. «Il settore commerciale provinciale ha sicuramente un andamento simile - spiega il presidente Confcommercio - e gli stessi problemi della città ascolana, anche se non ho i dati disponibili specifici. Nel settore turistico c’è stata sicuramente una tenuta del mercato, e attenzione sottolineo del mercato e non parlo di imprese.
Il mercato
Il mercato del turismo - commenta Calabresi - ha aumentato le sue potenzialità. Le strutture di media dimensione hanno saputo tenere meglio di quelle piccole, a conduzione famigliare. Per via della diversificazione dei servizi, per offrire un prodotto turistico diverso da quello di dieci anni fa. Sono riuscite a rispondere alle evoluzioni del mercato e hanno tenuto evitando chiusure di attività». E lo scenario sarebbe in linea con il dato nazionale. «Da questo punto di vista, la provincia ascolana ha molte potenzialità da sviluppare - aggiunge il presidente - e ci dobbiamo lavorare, per crescere. Nel settore commerciale, quelli che noi spingiamo sono i centri commerciali naturali, ossia una concentrazione di negozi di natura diversa che danno la possibilità al consumatore di avere in una zona, anche se non riunita sotto un unico tetto, servizi e prodotti di qualità».
Fausto Calabresi dà anche la soluzione di Confcommercio: «I nostri negozi si potranno salvare solamente con la qualità, perché per un negozio di vicinato concorrere con la grande distribuzione è difficile, mentre con la vendita sul web alcuni negozi si sono già attrezzati la vendita in digitale. Ce la potremo fare solamente se daremo al cliente più qualità rispetto a queste due forme di vendita, e lo stiamo facendo».
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