Omicidio Cianfrone, la pubblica accusa: «Anche la moglie di Spagnulo deve essere condannata all’ergastolo»

Francesca Angiulli
Francesca Angiulli
di Luigi Miozzi
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:08

ASCOLI - Si è aperto ieri mattina davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Ancona, il processo per l’omicidio di Antonio Cianfrone, l’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo ucciso la mattina del 3 giugno del 2020 mentre faceva jogging sulla pista ciclabile di Pagliare. La Corte d’assise di Macerata ha riconosciuto colpevoli di quel delitto Giuseppe Spagnulo, condannato al carcere a vita e la moglie Francesca Angiulli a cui sono stati inflitti in primo grado 16 anni di reclusione riconoscendole l’attenuante della minima partecipazione all’omicidio. 

 
 
Il sostituto procuratore generale, Luigi Ortenzi, nel corso della sua requisitoria ha sostenuto la colpevolezza dei due imputati ritenuti gli unici responsabili del delitto. Inoltre, lo stesso procuratore ha sostenuto i motivi del ricorso in Appello proposto dal pubblico ministero Umberto Monti che aveva impugnato la sentenza della Corte d’assise di Macerata che ha concesso alla donna l’attenuante della minima partecipazione all’omicidio. Una sentenza, quella emessa a giugno dello scorso anno, che è stata impugnata sia dalla pubblica accusa che dai difensori dei due imputati. Il Pm Umberto Monti contesta la concessione dell’attenuante alla Angiulli ritenendo pertanto la pena non congrua rispetto alle responsabilità che sarebbero emerse anche nel corso del dibattimento. Per l’accusa anche Francesca Angiulli sarebbe dovuta essere condannata all’ergastolo. Ergastolo per Giuseppe Spagnulo che, invece, è contestato dai difensori dei coniugi, gli avvocati Gianfranco Di Marcello e Alessandro Angelozzi.
 
Tra i motivi del ricorso, poi, ci sono i dubbi già sollevati anche nel corso del processo di primo grado sugli accertamenti tecnici sulla polvere da sparo rinvenuta sulle manopole della motocicletta. Gli avvocati Di Marcello e Angelozzi hanno poi contestato il movente dell’omicidio. Per i giudici, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e da alcuni video trovati sui cellulari dei due imputati sarebbero evidenti l’odio e il risentimento che i coniugi Spagnulo nutrivano nei confronti di Cianfrone per la morte del figlio. Per i difensori, invece, quelle parole sono senza senso e i video sarebbero da considerare una sorta di delirio.
 

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